giovedì 14 aprile 2016

Le mie donne #2: Titania

"Questa autrice eclettica (…) con stile suggestivo dipinge personalità non scontate che rimangono nella memoria" - dal blog "Storie di notti senza luna"


Care consorelle e confratelli,
in questa seconda puntata delle “mie donne” vorrei parlarvi della Grande Madre della Congrega di Dunia delle Spose della notte. Grande Madre di nome e di fatto, perché ha in sé anche a livello somatico i tratti delle dee preistoriche: è molto in carne, premurosa, amorevole e paziente. Le lunghe ciocche corvine fanno spesso un tutt’uno con le vesti nere, mentre con i grandi occhi verdi trasuda un primigenio fascino animale che cattura gli sguardi d’ammirazione degli uomini, non così attratti dalle 'mortesecche' come qualcuno pensa. Titania è dolcezza e istinto materno, ma anche protezione e fede, pertanto, nel momento in cui è in pieno esercizio del suo status (perlopiù) simbolico di guida del gruppo, mantiene la calma con fermezza, nonostante le condizioni avverse:

Per prima agì Titania, chiamando gli aliti dell’Aria. Si volsero tutte verso est e invocarono e pregarono la Dea dell’etere dopo essersi chiuse nel cerchio di protezione.
Chiamarono a raccolta gli uccelli, che si affacciarono dai vetri della costruzione per assistere all’apparizione dell’impalpabile Silfide nel triangolo magico davanti a loro.
«Tu che guidi le menti» recitò Titania, «ascolta la nostra supplica e spiegaci cosa significano i sogni che ci sono stati inviati questa notte.»
La sagoma grigia ed eterea trasse un lungo sospiro e alzò al cielo il collo di cicogna, mentre gli occhi si richiudevano mesti su qualcosa che le tre donne non avrebbero voluto sentire: «È proprio come pensate, sorelle» rispose fra i lamenti di Diamara. «Solo voi siete rimaste.»
Dunia sentì la stretta della mano di Titania, e le scosse di Diamara attraverso di lei.
«La conclusione dei sogni» riprese Titania, mentre Dunia avvertiva nell’amica uno sforzo estremo, «ha un significato particolare?»
La Silfide soffiò un lamento simile al suono di un flauto e abbassò le spalle sempre senza guardarle negli occhi. «Non fidatevi. Non tutti dicono il vero.»
Dunia si accigliò. «Che significa?»
«Sshh!» intimò Titania. «Chi dice il vero?»
La Silfide gettò il capo all’indietro e i capelli d’argento le disegnarono una nuvola intorno al capo che le ricadde soffice sulle spalle. «Non lo so.»
«Gettatele le violette!»
Dunia eseguì l’ordine della Grande Madre, ma la Silfide si era ammutolita.
«Cosa significa?» tentò Titania con tono più perentorio. «Non ce lo hai detto!»
«Non lo so» ripeté lo spirito.
«Lanciatele grani d’incenso!» insisté Titania.
Diamara scagliò il galbano all’interno del triangolo e attesero con impazienza che la Silfide concludesse il suo accorato sospiro. «Fatemi restare con voi.»

A mano a mano che le vicende procedono, però, entrano in gioco il senso di colpa e il tormento per alcuni fatti accaduti, la sua forza va pian piano affievolendosi, e Titania si mostra pericolosamente più debole del previsto, andando ad aumentare il generale senso di incertezza che avvolge i personaggi del romanzo.

«Dimenticare il passato?» C’era qualcosa che a Dunia sfuggiva. O forse... «Stai usando Oliver per dimenticare Ramòn e fare in modo che le tue illusioni e le tue speranze muoiano insieme all’ultimo residuo di affetto che provi per lui? Vuoi legarti per forza a qualcuno e se non è Ramòn... be’, c’è la Loggia? La Grande Madre vuole disonorare tutta la Congrega, i nostri compagni morti, arrendendosi a un maschio che la vuole per sé solo per scopi tanto egoistici, senza amore? Senza la vera magia?»
Titania si ammutolì, e solo dopo alcuni istanti riuscì a rispondere: «Un po’ tutto questo. Hai ragione. Forse. Non avevo pensato all’ultimo aspetto.» Poi la guardò con un cenno di speranza negli occhi. «E se invece, anche presupponendo che sia tutto vero, lui si accorgesse che io valgo comunque come persona, che sta bene con me?»
«Ti piace già fino a questo punto?» chiese Dunia.
«È difficile da spiegare» osservò l’altra.
Dunia ripensò ai brividi che le davano di notte le immagini che aveva ripreso a rivolgere a Fulke e si sentì più vicina all’amica di quanto avesse pensato. Già, difficile da spiegare...
«Dunque Ramòn ha perso la sua partita.» Sdrammatizzò Dunia. «Ed Elias dovrà arrendersi a una con due tette naturali da sballo.»
«Mentre Fulke e Wulfran dovranno arrendersi entrambi.» Ridacchiò amara Titania. «Tu sei sempre stata la più forte. Ma io mi sento sola. Sola!» insisté. «E ancor più da quando siamo rimaste noi tre.» E un triste accenno di risata le sgorgò dalla bocca. «La Grande Madre ha paura.»
Dunia non poté fare altro che cingerle le spalle con un braccio e osservare, sommersa da un turbine di pensieri, un punto indefinito sull’erba.
La Grande Madre ha paura...

Ovviamente posso svelarvi solo qui a quali conseguenze porteranno gli atti e i pensieri della Grande Madre Titania, ma è certo che, talvolta, alcuni eventi negativi possono aiutare a far luce con oggettività su quanto proviamo, nonché sul modo in cui potremmo risolvere una situazione all’apparenza irrisolvibile… e magari questa forza potrebbe tornare proprio al momento opportuno.
Che la Dea la benedica

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