venerdì 29 aprile 2016

Le mie donne #4: Sibilla

"Vecchie conoscenze si esprimono a tuttotondo, confermando la loro indole o a sorpresa manifestando atteggiamenti inaspettati" - dal blog "Sognando tra le righe"


Care consorelle e confratelli,
la Grande Madre della Congrega dell’area del Consiglio appare inizialmente come un personaggio molto marginale della trilogia delle Spose della notte. Assente nel primo volume, compare per la prima volta nel secondo, solo nella scena del processo, presieduto da lei stessa, ma incombe invisibile sul resto della narrazione, col risuonare di un monito sulla positività della magia bianca che - si spera - potrebbe rivelarsi salvifico in merito alle sorti della protagonista. “Si spera”, perché, nonostante si tratti di un personaggio femminile, anziano (“Una donna robusta dai capelli corti brizzolati, che indossava un innocuo tailleur beige abbinato a un’ancor più ordinaria camicetta a fiori), legato al credo delle tre protagoniste, si mostra ambigua, melliflua, e le sue intenzioni non sono certo più chiare di quelle di Jeremiah.

«Si alzi la Grande Madre Titania» proseguì la Grande Madre della Corte e del Consiglio.
Titania raccolse la veste nera con le mani, e alzò il mento fiera e pronta ad accogliere quanto deciso dall’Alto Consiglio.
Ma il martello si abbatté su quanto previsto.
«Il Consiglio ha decretato che l’imputata ha ucciso per legittima difesa» proclamò Sibilla, «dunque non sono previste pene.»
Nessuno ribatté, tranne Titania, che rimase immobile. In piedi. «Non capisco» esclamò lei, titubante. «Sabisto non ha fatto niente ed è condannato a morte. Io ho ucciso un uomo e non dovrò scontare alcuna pena.»
«Le dispiace?» chiese graffiante Sibilla. «Mi pare che la Giuria popolare non stia borbottando, e siamo tutti concordi nel ritenere che non abbia fatto niente se non difendere la propria persona.»
Ah, dunque la Giuria popolare avrebbe dovuto solo borbottare per mostrare dissenso? In caso contrario veniva preso per buono quanto detto dal Consiglio? Era tutto così surreale...
«Neanche Sabisto, fuggendo, viste le pene» ribatté Titania. «E poi io ho vendicato Oliver, non ho difeso me stessa.»
«Il Magus della Cabala che lei ha ucciso è nato traditore e traditore è morto» replicò Sibilla, socchiudendo gli occhi. «Prima ha fatto parte della vostra Congrega, poi vi ha abbandonate per seguire la setta di Elias, infine vi ha raggirate facendovi credere di essere dalla vostra parte e di volervi difendere dai piani di Elias. Non ultimo ha ucciso il Gran Maestro della Loggia Oliver e subito dopo si sarebbe avventato su di lei.»
«Oliver...» Titania ridacchiò, amara, e Dunia si chiese come si stesse sentendo in quel momento. «Lo avreste comunque ucciso voi.»
«Si sbaglia.» Sibilla la frenò con un gesto dell’indice. «La sentenza di morte per Sabisto è giunta solo in seguito alla sua fuga.»
«Trovo ingiusto che per Sabisto ci sia la morte ed Elias continui a vivere in quella caverna» osservò Titania.
«Anche Elias vi ha raggirate, certo. Elias era il capo della setta. Elias e Ramòn hanno ucciso tutti i vostri compagni e compagne della Congrega. Elias avrebbe potuto pagare da subito con la morte. Ma abbiamo ritenuto che una pena da scontare in eterno, da solo, nella caverna, sia ancora più esemplare.» Sibilla prese fiato. «Per tutta la comunità!»
E il martello sbatté un’altra volta, per decretare la fine di Elias.

Sibilla non cambia atteggiamento per quasi tutta la durata del terzo volume, dove conquista uno spazio ben più corposo dei precedenti. Sempre mielosa, sempre accomodante, trasmette a pelle una sorta di antipatia correlata a una sua presunta falsità. Sarà solo un’impressione delle nostre eroine? Scopriamo come la vede Elias privato della memoria...

Sibilla tornò al suo posto e aprì il libro alla pagina di cui stavano parlando, così Elias si soffermò ad ascoltare la voce squillante e nasale della donna, chiedendosi se si poteva fidare più di lei o di Timoteo. In Timoteo c’era qualcosa di ambiguo. Aveva l’aria dell’opportunista. Quella strega invece non gli stava del tutto simpatica, ma sembrava quello che era, niente più.
(…)
«Lei è Grande Madre, vero?» chiese.
«Per il momento sì» rispose Sibilla. «Avevamo alcuni piani di successione che sono saltati, così vedremo il da farsi.» La notò sospettosa. «Perché?»
«Lo studio serrato mi spinge a interessarmi di tutto, dunque anche ai fondamenti degli altri credi.» Sibilla s’incupì e aggrottò le sopracciglia. Elias non capiva cosa ci fosse di male nel suo discorso. Timoteo non aveva reagito così. «Sicuramente la Congrega, per il fatto che sono un uomo, è il credo che mi risulta più lontano... per il mistero che si cela nel principio femminile, espresso a chiare lettere anche nella vostra preghiera principale. Però mi incuriosisce e mi piacerebbe saperne di più.» Come poteva chiederle in che modo quelle preghiere gli si insinuavano nella mente? Come poteva indagare affinché lei non credesse che stava ponendo domande sul suo passato, se lui stesso non conosceva il suo passato? «Avete qualche pratica legata ai sogni, come noi della Cabala?» Sibilla volse lo sguardo, e non gli piacque. «Intendo... sogni pilotati, comunicazioni oniriche fra persone quasi fossero eventi reali.»
«Perché me lo domandi?»
E perché tu mi chiedi perché te lo domando?
«Puro e semplice interesse esoterico.»
«Riteniamo che per il momento tu non debba approfondire altri credi. A questo stadio del recupero è preferibile focalizzarsi su quello di appartenenza. Poi sarai libero di studiare e scegliere ciò che vorrai.»
Sembrava una risposta imparata a memoria.
«Ritenete...» mormorò, acre. «O è Jeremiah, che lo ritiene?»
Sibilla alzò di scatto lo sguardo su di lui. Doveva stare attento a quello che diceva. Era probabile che sia lei sia Timoteo riportassero a Jeremiah ogni stralcio di conversazione. Anche se non era detto che fossero d’accordo con lui su tutto, dato il comportamento di Timoteo... Forse avrebbe dovuto sondare il terreno con gli insegnanti minori, anche se non lo soddisfacevano del tutto a livello magico. Era come se avvertisse una sorta di inferiorità, da parte loro, come se sentisse di essere già più potente di qualsiasi persona avesse intorno, fatta eccezione per alcuni alti membri del Consiglio, quali appunto Sibilla, Timoteo e Jeremiah. Non sapeva di preciso perché e in che modo, né era certo che i suoi poteri fossero davvero pari o inferiori a quelli di loro tre, anzi, era probabile fosse stato sul serio prima imprigionato e poi inserito nel programma di recupero proprio perché in lui c’era qualcosa che sfuggiva al loro controllo. Ma era certo che, se qualcuno avesse potuto delucidarlo sull’argomento, non si sarebbe trattato dei miseri insegnanti che il Consiglio gli metteva a disposizione.
Sibilla non aveva ancora risposto, e continuava a osservarlo, attenta. Poi la donna si concentrò di nuovo sul testo che aveva aperto davanti, ed esclamò. «Io, Jeremiah e Timoteo siamo i più alti membri del Consiglio, e prendiamo sempre le decisioni di comune accordo.» Poi picchiettò il palmo della mano sulla pagina e, sfoggiando un’aria indifferente, lo sorprese: «Non pensare di non poter afferrare i misteri della Congrega solo perché sei un uomo. Se conosci la nostra preghiera principale, come la chiami tu, conoscerai anche la frase finale, e dunque potrai capire che non è una questione di generalità, ma di individuo, di coscienza, di ciò che hai dentro di te.»
Elias sbuffò un sorriso, e quella volta fu lui a distogliere lo sguardo. «È ridicolo dirlo a chi dentro non ha più niente.»
«Ti sbagli» riprese Sibilla, qualcosa di materno, nel tono della voce. «Tu hai ancora ogni cognizione pratica e teorica che ti permetterà di vivere. Non forzare la tua mente, non forzare i ricordi, non fare domande inopportune. Ferma qui la tua curiosità. Ricorda sempre che tutto questo è per il tuo bene.»
Elias annuì fra sé e sé. «Grazie» le disse.

Senza rivelarvi se in positivo o in negativo, vi anticipo che Sibilla sarà decisiva per la soluzione dell’intero intreccio, e nel finale avrà un ruolo determinante.
Che la Dea la benedica

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