martedì 30 agosto 2016

La festa di Cibele

E mansueti sulla riva intanto vanno errando del Xanto i suoi leoni... 


Grande Madre degli dèi dell'antica Frigia, protettrice di tutte le cose, Cibele passò dall'Asia Minore alla Grecia, dove venne identificata con Rea. I suoi sacerdoti erano chiamati Coribanti (Frigia), Cureti (Creta) e Dattili Ideai (Troade). Ad Atene le fu consacrato un tempio, divenuto poi magnifico grazie alle statue di Fidia.
Il culto di questa dea passò in seguito ai Romani, più o meno al tempo di Annibale; fu innalzato per lei un tempio sul Palatino, e in suo onore avvenivano i Ludi Megalenses. Era raffigurata su un carro trainato da leoni, come una donna maestosa, oppure seduta su un trono con una corona di torri. A lei erano sacri leone, quercia, bosso e pino.
Vi lascio a un passo del "Prometeo" di Monti (III, 87-100):

Come passar dinanzi i Giapetìdi 
Alla sacra di pini ombrosa selva, 
Udir per entro a quella alto di timpani 
E di bossi e di cembali uno strepito, 
E tal di danze e canti e di grand'ululi 
Una fervida furia, ed un percotere 
Di lance e scudi, che ne trema il monte, 
E ne rimbomba lungamente il lido; 
Chè beata nel mezzo a quel trambusto 
Siede in trono Cibele, e in cor ne gode, 
E mansueti sulla riva intanto 
Vanno errando del Xanto i suoi leoni 
Di nèttare pasciuti, e le forbite 
Giubbe d'ambrosia rugiadosi e molli.

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