martedì 21 novembre 2017

L'halite

Sapore quotidiano fra lampade e cuscini.


Care consorelle e confratelli,
la halite non è nient’altro che salgemma, ovvero la forma cristallina del cloruro di sodio che utilizziamo comunemente come sale da cucina, tanto che sembra quasi ovvio segnalare fra le sue proprietà quella di alzare la pressione sanguigna. Per uso esterno, aiuta inoltre a combattere le infezioni dell’epidermide e quelle delle vie respiratorie, ma è bene ricordare anche che, per la sua tendenza di assorbire l’umidità, la conservazione deve avvenire in un luogo fresco e asciutto.
Sin dall’antichità, per le sue caratteristiche fisiche, l’halite non è mai stata usata in gioielleria, e i talismani si sono sempre ridotti a sacchettini di cotone o di lino da portare con sé; la tradizione ha sfruttato l’halite però anche per il confezionamento di cuscini caldi, da porre in corrispondenza di zone dolenti: avvolgere il sale nella stoffa, difatti, evita la dispersione e consente l’isolamento del calore.
Più la gemma è pura e più è efficace: la raffinazione del sale da cucina, infatti, toglie proprietà e minerali perché è volta a creare un alimento che doni sapore più che nutrimento. E riguardo la moda del sale himalayano... è un sale marino come tutti gli altri e, se costa di più, è solo perché si è fatto un bel po’ di chilometri per arrivare fino a noi. L’utilità del sale himalayano è circoscritta perlopiù alla varietà rosata, buona per la fabbricazione di lampade terapeutiche (fermo restando che l’effetto terapeutico è identico al nostro e cambia solo la suggestione cromatica).
Sul piano mentale, la tradizione assegna al sale la capacità di favorire un atteggiamento positivo e contrastare la depressione.
Che la Dea vi benedica

NO ALLE CURE ALTERNATIVE PER I DISTURBI GRAVI

Nessun commento:

Posta un commento