I rapporti fra Mozart e la massoneria. E un pizzico di verità sulla sua morte...
Tonnellate di celluloide e fiumi d’inchiostro sono stati sprecati sulla morte di Mozart, avvenuta improvvisa a soli trentasei anni il 5 dicembre 1791 alle ore 00.55. Neanche i suoi ultimi due medici curanti, Closset e Sallaba, furono concordi sulla definizione della malattia: febbre miliare o meningite?
Tonnellate di celluloide e fiumi d’inchiostro sono stati sprecati sulla morte di Mozart, avvenuta improvvisa a soli trentasei anni il 5 dicembre 1791 alle ore 00.55. Neanche i suoi ultimi due medici curanti, Closset e Sallaba, furono concordi sulla definizione della malattia: febbre miliare o meningite?
L’autore della prima
biografia (1798), Niemetschek, parlò di “morte prematura”, e addirittura
aggiunse “se non volontariamente procurata.” Se si sommano le parole di Mozart
alla moglie Costanza “Me lo sento troppo: non ne ho per molto. Certamente mi
hanno avvelenato!” e la misteriosa commissione del Requiem, ce n’è per ispirare
sia Puskin che Miloš Forman. Ed ecco che il povero Salieri (musicista ben più
rinomato nella Vienna di Mozart) viene accusato di ciò che non ha mai commesso
e che sarà costretto a confessare in manicomio, quasi come sotto le minacce
dell’Inquisizione. L’interpretazione di F. Murray Abraham è stata da Oscar, ma
l’anonimo committente del Requiem non è più tanto anonimo. Pare si trattasse di
un certo Anton Leitgeb, amico del conte von Walsegg. Per incarico di questi,
Leitgeb aveva commissionato a Mozart il Requiem destinato alla funzione in
suffragio della contessa von Walsegg. Nel suo castello, il conte, appassionato di
musica, aveva organizzato un’orchestra privata composta di familiari e
servitori e poneva sui leggii solo parti anonime, per poter passare per
compositore. Si procurava sempre così le “sue” musiche: spesso pagando autori e
restando comunque in incognito. In seguito, addirittura, copiò di proprio pugno
il Requiem con suscritto “Composto dal conte Walsegg.” Neppure il figlio Franz
Xaver credette alla storia dell’avvelenamento, e difese il vecchio maestro
Salieri.
Recentemente è
saltata fuori anche una certa allieva, moglie del fratello massone di Mozart, Franz
Hofdemel. Questo signore, che fu in contrasto con Mozart anche per debiti, pare
si sia suicidato pochi giorni dopo la morte del Maestro, e sua moglie Maria
Magdalena (certo che, perlomeno il nome, poteva insospettirlo, no?) abbia dato
alla luce un piccolo Mozart.
Il dott.
Guldener parlò di febbre “reumatico infiammatoria”, senza recare però alcuna
prova. E come avrebbe potuto? Non l’aveva mai visitato in vita sua! Il dott.
Bar di “poliartrite reumatica” con paralisi delle dita. A questo punto dovremmo
verificare se effettivamente lavorò egli stesso al Requiem o se il protetto Sussmayr
(che portò a termine l’intero lavoro) aveva già iniziato a scrivere per lui. Il
dott. Kasseroller optò per la tubercolosi e il dott. Barraud per la nefrite,
originata da una insufficienza renale degenerata nel cosiddetto “rene vizzo.”
L’insufficienza renale sarebbe stata provocata dalla scarlattina contratta all’età
di nove anni. Un tipino sano... più che avvelenarlo, sarebbe bastato fare il
conto alla rovescia.
Ma, tornando a Hofdemel,
è bene precisare che Mozart ha lasciato svariate opere dedicate alla
Massoneria. Innanzitutto l’Ode Funebre Massonica, composizione per orchestra,
scritta in memoria del Duca Jorge Augusto di Meklenbourg Strlitz e il Conte
Francesco Esterhazy. Lasst uns mit geschlungen è un inno alla Fraternità
Universale che fu adottato nel 1946 come inno nazionale austriaco. Die Freude (L’Allegria,
regina dei saggi) è un poema massonico musicato nel 1776, con accompagnamento
di pianoforte e parole di J.P.Uz. Heiliges Band (1772) è l’inno rituale dei Fratelli
Massonici, ma la sua adozione ufficiale risale al 1948.
Quando era primo
violino dell’orchestra di Colloredo, Mozart compose due opere che furono, vent’anni
dopo, il tema del Flauto Magico: Thamos Re d’Egitto e Sinfonia in Mi bemolle.
L’autore di questo dramma è il Barone T.P.Gebler, alto funzionario austriaco e
celebre massone. Quest’opera è molto simbolica, in particolare per le Triadi
musicali; con essa ottenne un gran successo nel 1779, e Mozart la riprese per
adattarla a un nuovo libretto.
Il cavaliere
Otto Von Gemmingen, giurista e massone, fu colui che mise in contatto Mozart
con le logge francesi. A quest’epoca risalgono Semiramide e Der Seele des
Weltalls, cantata massonica. Il 7 gennaio 1785 Mozart viene passato al 2° grado
della Loggia Beneficienza, avente per Gran Maestro Il Barone Otto Von
Gemmingen, che era stato alcuni anni prima il fondatore della stessa Loggia.
Importante è l’Adagio per due clarinetti e tre bassi (in Si bemolle), in quanto
vi si sente il rumore dei magli massonici.
Il padre
Leopoldo lavorò tanto seriamente nella confraternita che il 6 aprile 1885
ottenne il suo secondo grado e il 22 dello stesso mese il terzo. Fu in
occasione di questa iniziazione al secondo grado che Mozart compose la melodia
Gesellenreise. Compose inoltre la cantata Die Maurerfreude (L’Allegria dei Massoni)
in onore del Saggio Ignaz von Born con la quale fu ricevuto nell’agosto 1791
dai suoi fratelli alla Loggia della Verità e all’Unione, al suo arrivo a Praga,
per la prima della sua opera “La clemenza di Tito.” Inoltre, la composizione
dell’Ode Funebre (novembre 1785), che inizia col motivo musicale espresso dalle
parole ET MORTUS EST, nella messa dell’Incoronazione. Nel 1786 Mozart scrisse 4
canti per coro e piano per celebrare la fusione delle Logge con il nome di “Alla
Speranza Nuovamente Coronata” e, in seguito, le ultime grandi Opere.
Insomma, se un
confratello avesse potuto salvarlo magicamente da un comune e volgar veleno, lo
avrebbe fatto. Vi pare?
Suggerimenti di lettura:
Bernhard Paumgartner - Mozart (Einaudi)
Piero Buscaroli - La morte di Mozart (Rizzoli)
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