In viaggio all'interno di una delle architetture più magiche d'Italia...
Care consorelle
e confratelli, c’è un castello, nelle vicinanze di Andria, famoso per aver
ispirato numerose leggende; un grosso animale che prende vita dall’istante in
cui ve lo trovate davanti.
La corona sulla
collina si presenta muta come un Imperatore conscio del suo potere e imponente
come un Drago secolare.
L’esteso
panorama è esaltato dall’isolamento del castello e dalla maestosità,
dall’altezza che pone la costruzione a più di cinquecento metri oltre il livello
del mare, e le torri spuntano da ogni vertice dei lati dell’ottagono.
A metà della
parete esterna, corre un cornicione che indica la divisione in due piani
all’interno e sembra quasi la costola di un libro gigantesco. Tante religioni
fuse in un unico Dio. L’ottagono: la mediazione tra il cerchio e il quadrato,
il perfetto e l’imperfetto, Dio e l’uomo. Questo enorme libro di pietra vuole
essere immagine e teorema della resurrezione dell’uomo mortale che, con la
conoscenza, diventa egli stesso divino. Un Graal da cui bere le leggi del
creato, un’arca in cui custodire numeri magici e consonanze musicali.
Entrati nel
cortile del castello, possiamo ammirare la vasca al centro delle linee
immaginarie che si dipartono dagli spigoli della costruzione. Come fonte
battesimale sospesa tra la terra, il cielo e gli inferi.
Si nota a questo
punto la bellezza della porta di fronte in contrasto con l’aspetto poco curato
di quella da cui siamo entrati: l’ospite deve restare colpito da ciò che ha
davanti, i particolari che ci lasciamo alle spalle sono meno importanti.
Ogni piano è
diviso in otto sale trapezoidali che corrispondono ai lati del castello e,
dall’interno, si può osservare che ogni parete presenta due finestre, bifora al
secondo piano e monofora al primo. Il lato nord sfoggia invece una trifora
finemente decorata in marmo e breccia, in omaggio alla fedeltà della città di
Andria. In marmo è anche gran parte dell’arredo, e i pancali lungo il muro
invitano a sedersi. Le stanze terminali, quelle la cui parete di fondo non
comunica con altre, presentavano un tempo ogni sorta di comodità, dal camino ai
giacigli per stendersi dai colori sgargianti delle stoffe orientali, e con la fantasia riusciamo a immaginarle, anche se oggi tutto è spoglio.
Le volte di
marmo cipollino sono sorrette da colonne, e le decorazioni sul soffitto, al
centro della crociera, sono diverse in ogni stanza; curate sono persino le
volte che coprono le scale, all’interno delle torri. Qui si aprono delle
strette feritoie per dar luce alle scale che, a chiocciola, imbruniscono la
salita. L’accesso ai servizi, aperti appunto sulle scale, era guidato un tempo da
lanterne appositamente poste sull’entrata del bagno.
Le scale girano curiosamente
verso sinistra. Nei castelli adibiti a difesa, le scale vanno verso destra per
impedire che i nemici usino la spada mentre salgono. Ma qui non occorreva. I
saggi già erano a conoscenza del fatto che il Sole è immobile e noi gli giriamo
intorno. E giriamo verso sinistra. Ma la Chiesa ancora non voleva saperne di
non essere al centro dell’universo.
Al piano
superiore, Baphomet dalle orecchie di fauno, osserva dalla chiave di volta
della settima sala. Dio androgino e autosufficiente, più che demone come da
tradizione cristiana, sorta di Dio di tutte le religioni, è in perfetto accordo
con la filosofia di Federico II, che accolse alla sua corte artisti e scienziati, giuristi e
filosofi, uomini di ogni credo e di ogni colore, e ordinò la costruzione del
castello nel 1240. Qui, l’Imperatore passava le sue estati e si dedicava alla
grande passione per i falchi, su cui scrisse anche un trattato.
Le grandi
finestre, rialzate dai gradini, sono fiancheggiate da sedili. Si corre
istintivamente a osservare il panorama e si rimane impressionati dall’altezza,
che non sembra così tanta mentre percorriamo da fuori la salita. Le stanze
terminali erano ai tempi dell’Imperatore la camera da letto e la sala del
trono. Quest’ultima è situata sopra il portale d’entrata e, ai lati della
bifora, sono poste due nicchie. Il pavimento di queste ultime è staccato dalla
parete e, attraverso queste feritoie, era possibile manovrare le saracinesche
del portale principale; portale a cui possiamo sovrapporre in un disegno una
stella a cinque punte: l’uomo nella sua proporzione divina.
Concentratore di
energia, dunque, non castello atto a difesa in caso di guerra, ma pozzo di
scienza, arte e spirito. Già dalla facciata che guarda a est. Quando il sole
sorge agli equinozi, il primo raggio del giorno entra dalla finestra sopra il
portale, esce da quella sul cortile e si posa sul bassorilievo della parete di
fronte: un’opera raffigurante una donna, allegoria della Terra.
Che la Dea vi
benedica
Per la bibliografia potete consultare l'elenco dei testi forniti per il post sulla morte del portavoce e protonotaro di Federico II: Pier delle Vigne non si è suicidato.
Per la bibliografia potete consultare l'elenco dei testi forniti per il post sulla morte del portavoce e protonotaro di Federico II: Pier delle Vigne non si è suicidato.
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