Care consorelle
e confratelli,
musica, canti,
balli e giochi attorno ai falò sono sin dall’alba dei tempi prerogativa delle
festività pagane, non ultima la tradizione celtica, le cui sonorità ci
trascinano da subito in un’atmosfera rarefatta, e al contempo ben radicata
nella natura, quasi si trattasse di un’altra dimensione… e forse così è.
La dea
dell’elemento Fuoco, Brigit, insegnò la musica ai mortali, partendo dall’aria
del suono, l’aria dell’allegria e l’aria del sonno, usando strumenti che
andavano dall’arpa alle cornamuse, dalle lire ai flauti, fino a quelli a
percussione (usati perlopiù per riti funerari e incitazioni in battaglia). La
musica era talmente importante che se ne facevano delle gare, e strumenti e
danze erano dipinti sulle stoviglie.
Lo strumento
principe però era (ed è) l’arpa, di cinque tipi, dalla più grande, usata
soprattutto in occasioni importanti, alla più piccola, portatile, e il bardo
che la suonava era considerato alla stregua di un druido.
Dotato di poteri magici, questo strumento, veniva difatti usato per compiere
incantesimi e assoggettare le persone con il semplice suono (leggende
addirittura narrano che il potere del suono fosse in grado di sollevare e
spostare grossi massi). Si diceva inoltre che le vibrazioni avessero potere
terapeutico (e non si discostano certo dalle moderne teorie di musicoterapia) e
che placassero gli animi degli uomini morti in battaglia.
Il celebre bardo
Taliesin, per esempio, narrava più che altro gesta di eroi, ma nelle sue
ballate corre anche un filo iniziatico; lo stesso che probabilmente ci
permette di scorgere l’invisibile Piccolo Popolo fra le note dei brani più
attuali.
Certo, per
quanto riguarda le testimonianze sonore in sé, poco ci è rimasto, a seguito
della conquista cristiana, ma sappiamo che l’Irlanda aderì alle forme musicali
antiche indoeuropee mantenendo la scala pentatonica, ed è per questo,
probabilmente, come sostiene una frangia della critica musicale, che le
sonorità moderne riecheggino talvolta i raga della musica indiana.
Con la scomparsa
dei druidi, i bardi si trasformarono in menestrelli che vagavano di corte in
corte, portando comunque avanti una tradizione che si sarebbe altrimenti persa.
Per concludere,
vorrei ricordare che l’arpa è associata dalla cultura celtica alla mela, in
quanto simbolo di conoscenza dell’al di là e dell’iniziazione, ma è anche
strumento femminile, emblema di intuizione.
Che la Dea vi
benedica
Bibliografia:
Peter Berresford Ellis - Il segreto dei druidi (Piemme)
Pina Andronico - La magia dei celti (Xenia)
Christiane Eluère - I celti (Electa Gallimard)
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