domenica 3 gennaio 2016

La celesta

Un magico strumento musicale poco conosciuto.



Care consorelle e cari confratelli,
quest’oggi voglio parlarvi di uno strumento magico che non ha niente a che vedere con candele o pentacoli, ma con la musica.
Avete mai sentito il suono ovattato, quasi da carillon, di una celesta?
Be’, chi non ha mai ascoltato la Danza della fata confetto dallo Schiaccianoci di Čajkovskij, per esempio?
Questo strumento sembra un piccolo pianoforte verticale, ma non fatevi confondere dalla tastiera, perché la celesta è a percussione (indiretta). Gli strumenti idiofoni producono suoni attraverso lo stesso materiale di cui sono composti, senza che ci sia bisogno di parti in tensione, come corde. I suoni, difatti, sono prodotti da lame metalliche (per la precisione di acciaio, intonate) fissate ciascuna su una cassetta di risonanza, e sospese tramite un sistema di martelletti comandati dalla tastiera e dalla pedaliera. Un po’ come lo xilofono, che però ha lamelle di legno, dunque la celesta fa parte degli strumenti metallofoni.
L’estensione della tastiera è di quattro ottave, dal Do3 al Do7 e la notazione è un’ottava più sotto rispetto ai suoni prodotti. Il timbro è molto puro, dolce, ma penetrante e acuto, perché privo di armonici.
Nata nel 1886, grazie al parigino August Mustel, è entrata per la prima volta in un’orchestra sinfonica nel 1892, proprio nello Schiaccianoci (anche se alcune fonti riportano il 1888, e La tempête di Ernest Chausson). In seguito è stata usata anche da Richard Strauss in Ariadne auf Naxos; dal nostro Puccini, nella Tosca; da Mahler, nella Sinfonia n. 6; nel Requiem e nel balletto Petruška (1911) di Stravinskij; nella Musica per archi, percussione e celesta di Bartók (1936); da Holst, nella suite I pianeti; da Debussy, in Les Chansons de Bilitis; da Schöenberg, nell’Herzgewachse; da Casella, in Convento veneziano (a quattro mani); da Léo Delibes e Théodore Dubois, Stockhausen e Cage. La celesta è presente anche nel jazz, con The Survivor’s Suite di Keith Jarrett, e negli album Pasodoble e Tarantella di Lars Danielsson. Da qui si passa al pop e al rock, con Frank Sinatra (I’ll Never Smile Again) e i Velvet Underground (la celeberrima Sunday Morning); per arrivare ai suoni sintetizzati dei Beatles (Baby, It’s You), dei Beach Boys (Girl Don’t Tell Me), di Buddy Holly (Everyday) e dei Pink Floyd (The Gnome; e Mother, in The Wall).
Che la Dea vi benedica


L'inizio della partitura di Petruška

Per approfondimenti:
La nuova enciclopedia della musica (Garzanti)
L’enciclopedia della musica (De Agostini)

Immagine: Gregory Maxwell, Wikimedia Commons

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