quest’oggi
voglio parlarvi di uno strumento magico che non ha niente a che vedere con
candele o pentacoli, ma con la musica.
Avete
mai sentito il suono ovattato, quasi da carillon, di una celesta?
Be’,
chi non ha mai ascoltato la Danza della fata confetto dallo Schiaccianoci di Čajkovskij, per esempio?
Questo strumento sembra
un piccolo pianoforte verticale, ma non fatevi confondere dalla tastiera,
perché la celesta è a percussione (indiretta). Gli strumenti idiofoni
producono suoni attraverso lo stesso materiale di cui sono composti, senza che
ci sia bisogno di parti in tensione, come corde. I suoni, difatti, sono prodotti
da lame metalliche (per la precisione di acciaio, intonate) fissate ciascuna su
una cassetta di risonanza, e sospese tramite un sistema di martelletti
comandati dalla tastiera e dalla pedaliera. Un po’ come lo xilofono, che però
ha lamelle di legno, dunque la celesta fa parte degli strumenti metallofoni.
L’estensione
della tastiera è di quattro ottave, dal Do3 al Do7 e la notazione è un’ottava
più sotto rispetto ai suoni prodotti. Il timbro è molto puro, dolce, ma
penetrante e acuto, perché privo di armonici.
Nata
nel 1886, grazie al parigino August Mustel, è entrata per la prima volta in
un’orchestra sinfonica nel 1892, proprio nello Schiaccianoci (anche se alcune
fonti riportano il 1888, e La tempête di Ernest Chausson). In seguito è stata
usata anche da Richard Strauss in Ariadne auf Naxos; dal nostro Puccini, nella
Tosca; da Mahler, nella Sinfonia n. 6; nel Requiem e nel balletto Petruška (1911) di
Stravinskij; nella Musica per archi, percussione
e celesta di Bartók (1936); da Holst, nella suite I pianeti; da Debussy, in Les
Chansons de Bilitis; da Schöenberg, nell’Herzgewachse; da Casella, in Convento
veneziano (a quattro mani); da Léo Delibes e Théodore Dubois, Stockhausen e
Cage. La celesta è presente anche nel jazz, con The Survivor’s Suite di Keith
Jarrett, e negli album Pasodoble e Tarantella di Lars Danielsson. Da qui si passa
al pop e al rock, con Frank Sinatra (I’ll Never Smile Again) e i Velvet
Underground (la celeberrima Sunday Morning); per arrivare ai suoni sintetizzati dei Beatles
(Baby, It’s You), dei Beach Boys (Girl Don’t Tell Me), di Buddy Holly
(Everyday) e dei Pink Floyd (The Gnome; e Mother, in The Wall).
Che la Dea vi benedica
L'inizio della partitura di Petruška
Per
approfondimenti:
La
nuova enciclopedia della musica (Garzanti)
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