Care consorelle e confratelli,
la calcantite è un solfato idrato di rame di colore azzurro cupo e
deriva il suo nome dal greco “χαλκός” (“rame”) e “ᾶνθος” (“fiore”), perché i
suoi cristalli a forma di tavolette o prismi nell’insieme ricordano un
bocciolo. Raramente si presenta in cristalli, perché perlopiù appare in piccole
masse compatte, stalattitiche. Scoperta nel 1853 dal mineralogista
tedesco Wolfgang Xavier Franz Baron von Kobell, si trova in Germania, Cile,
Slovacchia e Spagna, mentre da noi è presente in Val d'Aosta, in provincia di
Genova e sul Monte Argentario, in Toscana. Prodotta dall’ossidazione dei solfuri di rame, è
stata osservata presso fumarole vulcaniche e nelle gallerie delle miniere.
La calcantite è solubile in acqua e ha un sapore sgradevole,
adatto a scongiurare l’ingerimento (è velenosa), mentre all’aria si altera
formando sulla superficie aggregati bianco-verdastri, difatti va conservata in
contenitori ben chiusi.
Con una soluzione di solfato di rame satura, è fra l’altro
possibile ottenerne una versione artificiale.
In cristalloterapia, la calcantite aiuta a fare le scelte giuste
per arrivare alla realizzazione dei propri desideri, mentre sul piano fisico è
usata per la cura di artriti e disordini del sistema riproduttivo.
Che la Dea vi benedica
NO ALLE CURE ALTERNATIVE PER I DISTURBI GRAVI
Immagine: Didier Descouens, Wikimedia Commons
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