“Ho apprezzato molto il fatto che, per la
parte più romance, la scelta dell’autrice sia ricaduta su un protagonista che è
un po’ l’antitesi del solito macho muscoloso, bello e dominante. Col suo
fascino quasi etereo e le sue difficoltà linguistiche, che danno vita a un
buffo eloquio, Fulke appare quasi fragile, impacciato, a volte schietto al
punto da rasentare l’ingenuità, a volte indecifrabile e sfuggente.
Irresistibile per la sua unicità più che per la prestanza fisica” – dal
blog “Il flauto di Pan”
Care consorelle e confratelli,
ho deciso che oggi vi confesserò un retroscena... In
una vita precedente, quando ancora non avevo scoperto le gioie di Amazon, un grosso editore si era dimostrato interessato al progetto delle
Spose della notte. Se poi si risolse tutto con un nulla di fatto, fu soprattutto
per le ripetute dimostrazioni di insolvenza della casa editrice in questione,
ma Fulke giocò di sicuro un ruolo determinante: il personaggio doveva essere
eliminato! Troppo fuori dalle righe e diverso, strano, rispetto alle
aspettative sui protagonisti maschili di questo genere (immaginiamoci dunque la
faccenda in relazione allo sviluppo di “Luna di notte” in merito alle 'regoline' etiche del romance tradizionale…). Le motivazioni
dell’addetta ai lavori apparivano confuse e poco convincenti; per quanto tentassi di comprenderla, andandole incontro con varie modifiche (anche se spesso ero io che dovevo spiegarle le tecniche di scrittura), la
ragione di fondo era chiara: bisognava sostituirlo con un eroe romance
mutuato da una serie estera di successo. E lì dipende da cosa si
vuole ottenere, nel rispetto dei sogni, delle aspirazioni e delle esigenze di tutti; cosa si accetta e cosa non si accetta, anche se ancora non si è raggiunto lo stadio esoterico necessario per materializzare banconote, seppure poverelle come me. Pertanto, date le notorie dimostrazioni di insolvenza economica di cui
sopra, mi opposi. Il problema maggiore appariva il bizzarro modo di esprimersi
a causa delle difficoltà linguistiche di questo misterioso e ambiguo mezzelfo
proveniente da Bosco Nevoso. Proviamo ad ascoltarlo...
Fulke si guardò un attimo intorno, con aria
imbarazzata. «Libero?» chiese, indicando la sedia di fronte a lei.
Dunia annuì e lo osservò con curiosità mentre si
sporgeva sul tavolo e si scostava una ciocca di capelli per mostrarle che le orecchie
erano ancora al loro posto.
«Fulke» si presentò.
Già...
Lui fece per tenderle una mano, ma una sorta di
creta invisibile gliela bloccò a metà tavolino. Rimase a fissarla per un attimo
a sopracciglia aggrottate, poi annuì. «Capito.» E la tirò indietro, ripetendo:
«Fulke.» Le sorrise con un’aria spensierata che la fece disperare in merito al
possibile piano di adescamento che le sarebbe stato presto propinato. «Servizi
segreti magici.»
«Sì.» Gli rimandò un risolino forzato a labbra
stirate. «Mata Hari, piacere.»
«Previsto questo.» Lui si accigliò e si grattò
il capo con la punta dell’indice. «Però io Agente Fulke di Bosco Nevoso
comunque. Scusa ma io non parlo bene tua lingua. Dispiaciuto per tuoi amici.»
«Come no?» Se non altro, Ramòn aveva raccontato
la sua versione prima di sapere che non poteva toccare Titania. «Adesso mi
dirai che hai fatto di tutto per evitare la strage e che non ti è possibile per
il momento consegnare i colpevoli ai tuoi superiori.»
«Esatta prima parte, errata seconda.»
Dunia si accomodò contro la spalliera della
sedia e lasciò che il cameriere le deponesse davanti il caffè. «Tu che prendi?»
«Io latte caldo.» E sorrise anche al cameriere,
intrecciando le mani sul tavolo.
Il cameriere annuì e, quando si fu allontanato,
Dunia incrociò le braccia sul petto. «Sentiamo dove ho sbagliato con seconda parte» cantilenò, calcando sulle
ultime parole per prenderlo in giro. «Perché non puoi consegnare i colpevoli?»
Fulke le lanciò un’occhiata di disappunto. «Io no
incaricato di consegnare colpevoli a miei superiori, io incaricato di
uccidere.»
«E perché non lo fai?»
«Loro protetti.» Prese fiato. «Io non posso.»
In effetti, non faceva una grinza.
«E perché se sei con loro da prima
dell’equinozio d’autunno non li hai uccisi a mezzanotte?»
«Oh!» esclamò irritato. «Io uccisi dieci in
pochi minuti. Tu permetti avanzati due?»
«Proprio quei
due?»
«Più potenti. Prevedibile.» Sembrava quasi vero.
«E loro non si sarebbero accorti che sei stato
tu, che stai facendo il doppio gioco?»
«Io bravo a fingere.»
«Ma ci sei o ci fai? Ti tiri la zappa sui piedi
da solo?»
«No, io no usato zappa.»
«È un modo dire!»
Alzò una spalla e scosse la testa. «Noccapito.»
L’addetta
appariva convinta del fatto che le lettrici (secondo alcuni editor, le autrici
spesso “le sopravvalutano”… opinione su cui intavolare un bel po' di discussioni) non
avrebbero compreso che l’effetto ridicolo era in parte voluto ("in parte", perché,
secondo me, quello che non si capisce bene di Fulke, e pure questo è voluto, è appunto
“se ci è o se ci fa”, dato che a tratti lo si intuisce molto più furbo e
pericoloso di quanto dà a vedere).
Due tronchi come
una “V”, e Fulke in mezzo, aggrappato alle cortecce.
Immerso nel suo
ambiente naturale, appariva diverso, più evanescente, confuso con i colori e le
linee del bosco. Indossava solo un paio di pantaloni color della terra, tuffati
in scarponi di cuoio, e a torso nudo sfidava il gelo della stagione, come
immerso in una bolla di calore arrivata forse dal nulla, o forse da Bosco
Nevoso. Non c’era niente di sensuale in quella figura, eppure Dunia sentiva
impellente il bisogno di avvicinarsi, di abbracciarlo e di fondersi a lui.
Non poteva essere
sorpreso di averla vista, non poteva essere stupore o curiosità l’aria
disegnata sui suoi tratti, quasi che Dunia non dovesse dare per scontato che la
stesse ormai seguendo da un pezzo. Doveva essere per l’ambiente, per
l’atmosfera, per il fondale fiabesco contro il quale si stagliava, che il suo
sguardo non appariva quello di sempre.
Era più cupo,
attento, arcano e, se Dunia avesse potuto toccarlo, lo avrebbe fatto, ma solo
per cercare di capire se si trattava davvero di lui, o di qualcun altro.
Qualcos’altro. Un sogno, una visione, una proiezione della sua stessa mente.
Ma non poteva.
Se ne restava lì,
muto, immobile, con lo sguardo fisso in lei, e non si decideva a parlare,
nonostante fosse ormai chiaro che lo aveva scorto tra le frasche.
Il dilatarsi del
tempo infuse in Dunia il timore che stesse per accadere qualcosa di diverso, o
perlomeno di insolito, così come era insolito l’atteggiamento di Fulke. Non
riusciva a percepire se si trattasse di qualcosa di negativo o di positivo. Le
sensazioni erano contrastanti, e rimase immobile anche lei, nell’attesa che
accadesse quel qualcosa. Fissa nel suo sguardo. Finché non cominciò a sentirsi
abbracciare da uno strano torpore.
La testa prese a
girarle e il cuore a batterle più forte, nella certezza che non potesse essere
tutto così positivo. Così fu costretta a piegarsi sulle ginocchia e ad
appoggiarsi al terreno fradicio con la punta delle dita prima, con tutti i
palmi poi.
Si sentiva
ubriaca, ebbra di sensazioni, colori, profumi, suoni, che presero a vorticarle
per i sensi finché non vide gli scarponi di Fulke comparirle davanti agli
occhi.
Si sedette e si
accasciò sempre più, incapace di compiere movimenti e di pensare se non al
fatto che tutto quello non andava bene, che c’era qualcosa di sbagliato e che
non riusciva a capire cosa.
I rami sopra di
lei si plasmavano come braccia e le radici emergevano dal terriccio quasi
fossero dita adunche pronte ad afferrarla, mentre tutto si distorceva in un
amalgama di colori che sfumava dal verde al marrone, dal marrone al verde.
Mille occhi si accesero fra le ombre e i nodi delle cortecce assunsero
sembianze umanoidi. Sussurravano, bisbigliavano, parlavano in una lingua
sconosciuta che si faceva musica alle sue orecchie, inebriandola sempre più, in
un connubio di spirito e materia, forme e linee evanescenti che si scambiavano
di posto fra sagome che si incastravano e giochi di luce che le ammorbidivano.
Fulke si era
inginocchiato di fronte a lei e le tendeva una mano.
Gli occhi color
del miele balenavano in sintonia con l’humus dell’autunno colpito dai raggi del
sole e acquistavano una sicurezza e una determinazione che mai avevano avuto
fino a quel momento.
Continuava a
tenderle la mano.
Nell’incoscienza
di quel torpore, Dunia fece quasi per afferrargliela, ma lo sforzo che le
richiese quel movimento le ricordò che non avrebbe dovuto desiderare di
raggiungere le sue dita tanto fortemente da realizzare le sue intenzioni.
Eppure qualcosa
si agganciò alla sua mano, qualcosa di duro e di freddo, di materno e rugoso,
gliela sfiorò e le diede la forza di tornare a issarsi almeno sulle ginocchia,
qualcosa che somigliava a un ramo, e che forse lo era.
Quel tocco, a
poco a poco, la riportò alla realtà. L’effetto di quella droga misteriosa svanì
e Dunia si ritrovò improvvisamente a fissare Fulke, inginocchiato di fronte a
lei.
Il suo primo
istinto fu quello di allungare un braccio, per accertarsi che la barriera ci
fosse ancora; poi, quando se ne fu assicurata, di chiedere: «Perché mi hai teso
la mano? Sapevi che non potevo afferrarla.» Inspirò profondamente e si passò
l’avambraccio sulla fronte, ma Fulke non rispondeva. E di nuovo fu presa dal
dubbio che si trattasse solo di una visione. «Volevi che cedessi? Che
desiderassi afferrartela per rompere la barriera?» Il fatto che Fulke
continuasse a non rispondere la portò subito a pensare di essere nel giusto.
Che ci avesse provato davvero. Che non ci fosse riuscito e che adesso non
sapesse cosa risponderle…
Il compromesso,
secondo l'editor, era un accento europeo preciso, per esempio IL TEDESCO. E... be’, io l'avrei anche fatto parlare come i personaggi di "Sturmtruppen", ma allora sì che poi sarebbe parso rrriTicolo
a tutti gli effetti. Che dire, dunque? Ben lieta che Fulke se ne sia andato in
giro da sé e che sia stato apprezzato così com’è.
Che la Dea lo
benedica
Credo sia stato e continua a essere un personaggio abbastanza importante nella trilogia, seppur il suo ruolo sia abbastanza circoscritto. Credo che più avanti ci farà vedere realmente la sua natura e di che pasta è fatto... sopratutto se deve tener testa a certi personaggi....
RispondiEliminaFra "certi personaggi", in effetti, potrebbe apparire come il più debole... o forse sarebbe capace di girarseli tutti intorno a un dito. Lo sapremo nello spin-off ;)
EliminaCiao=) ma con spin-off intendi legione magica o ci sarà un libro dedicato a lui e wulfran? *-* E per quanto riguarda Jeremiah?
EliminaIntendevo "Legione magica", ma mai dire mai. Jeremiah ha già avuto tanto spazio nella trilogia delle Spose, non mi sembra un tipo da relazione fissa. Forse con il passare degli anni... :)
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