"Leggendo queste pagine mi sono attaccata al suo personaggio così combattuto, così misterioso, così tra due fuochi, così pronto al sacrificio e così sensibile alla scoperta di un mondo a lui negato ma voluto, cercato e respinto" - dal blog "Emozioni fra le pagine"
Care consorelle
e confratelli,
riprendo oggi la
rubrica sui “miei uomini” per presentarvi l’ultimo arrivato, ovvero il
protagonista di “Il diavolo e la strega.” Questa storia narra di un’assistente
domiciliare, Selene, che, tramite un annuncio, entra in contatto con una ricca
disabile: una bizzarra bambola gotica sessantenne costretta su una sedia a
rotelle a causa di un misterioso incidente. La signora Lilly è simpatica, la
paga ottima, e Selene non ci pensa due volte a firmare quello strampalato
contratto, nonostante i sei figli gemelli della donna, con cui dovrà vivere sotto lo stesso tetto, la mettano in soggezione. Ma soprattutto c’è lui, Nergal, che
non è bruno come i gemelli. Ha un occhio nero come loro, e uno d’oro come la
madre. Suo padre è il Diavolo e ha in programma la genesi di colui che
distruggerà il mondo. La prescelta è la nostra protagonista, che si concederà a
uno dei fratelli in lotta fra loro. Ma Nergal è in conflitto con la natura
umana ereditata dalla madre. Per questa sua diversità, una frangia demoniaca
l’ha scelto quale spia del disegno del padre: si sospetta che la prescelta sia
una figlia della Dea, della Femmina Innominabile, e un’unione con lei darebbe
vita alla bambina che riporterà l’equilibrio fra luce e tenebre. Per questo, a
differenza dei fratelli che iniziano subito a insidiare Selene, lui se ne tiene
in principio a distanza... incuriosendola ovviamente oltremodo:
Una presina a
cuoricini da gualcire, nell’attesa che le facce che si voltarono verso di lei
proferissero parola.
Uno straniante
guazzabuglio di figure uguali acconciate e abbigliate in maniera diversa.
Così straniante
da ritardare la scoperta dell’immagine intrusa, impalata nei pressi della
porta.
Una sciarpa
arancio annodata su un cappotto nero catalizzava l’attenzione, che si spostava
a poco a poco sulla solita faccia, stavolta corredata da corti e scompigliati
capelli castano chiaro, quasi di un biondo tiziano. E di occhi neri ce n’era
solo uno, l’altro era nocciola, con riflessi dorati, come quelli di Lilly.
Ma la differenza
con i gemelli che più la colpì fu lo sguardo sfacciatamente disinteressato e
infastidito che le rilanciò prima di concentrarsi sui guanti imbottiti da
poggiare sul mobile all’entrata. Non un saluto, non un sorriso, nemmeno un
misero cenno del capo alla maniera di Aamon.
«Io te l’avevo
detto...» Asmodeo.
«Ma levati di
torno...» borbottò il nuovo arrivato, costringendola ad alzare le sopracciglia
per l’esternazione a ghiaccio. «Anzi» riprese, appendendo il cappotto
all’attaccapanni. «Mi ci levo io.»
La missione gli
fa tuttavia perdere terreno nei confronti dei fratelli; lo studio delle parole
della Femmina Innominabile, nel tentativo di far emergere la strega in Selene,
lo contamina. Pure lui, nella sua duplice natura, finirà col sentirsi
attratto da qualcosa che forse è istinto umano e non diabolico, forse
predestinazione. E se lei fosse in parte anche strega, non sarebbero più simili
di quanto pensa, in quella doppiezza?
“Devi fare quello che ti senti” le aveva detto. “Devi fare
quello che ti senti”!
Sbatté la porta di camera con furia e si chiuse dentro,
scuotendo il capo, il viso affondato fra i palmi. Non capiva come quella frase
avesse potuto sgusciargli dalla bocca, così, come lanciando in aria un’altra
moneta.
Fortuna che gli era andata bene una seconda volta,
altrimenti si sarebbe maledetto da solo, prima che lo facesse qualcun altro.
Si lasciò ricadere sul letto con un tonfo e incrociò le
gambe, gli occhi fissi al soffitto.
Forse era stato per quella strana sensazione che gli
trasmettevano i colori e gli odori del bosco, o forse per la curiosità di
parlarci più a lungo, da solo, per scoprire qualche dettaglio di quell’umanità,
forse stregata, che gli viveva accanto.
Era stato bello prenderla per mano, tenerla un poco nella
sua, nel rientrare. Quel calore non aveva bruciato, non aveva trasmesso fuoco e
desiderio. Si era semplicemente lasciato trascinare dalla parte di sé che
gridava vendetta o pace.
Solo un giorno o due alla resa dei conti, alla fine della
settimana di prova, poi avrebbe tirato le somme, da solo e con i suoi.
Se Selene era una strega, sarebbe stata allontanata dalle
loro vite. Come? Se si fosse invece
rivelata la prescelta, sarebbe stata di uno di loro. Chi?
La Dea dell’amore e dei desideri salverebbe la progenie del
Demonio, se si arrendesse a un potere più grande di lui? La risposta è qui.
Che la Dea benedica
questa scelta
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