martedì 3 maggio 2016

I miei uomini #11: Nergal

"Leggendo queste pagine mi sono attaccata al suo personaggio così combattuto, così misterioso, così tra due fuochi, così pronto al sacrificio e così sensibile alla scoperta di un mondo a lui negato ma voluto, cercato e respinto" - dal blog "Emozioni fra le pagine"



Care consorelle e confratelli,
riprendo oggi la rubrica sui “miei uomini” per presentarvi l’ultimo arrivato, ovvero il protagonista di “Il diavolo e la strega.” Questa storia narra di un’assistente domiciliare, Selene, che, tramite un annuncio, entra in contatto con una ricca disabile: una bizzarra bambola gotica sessantenne costretta su una sedia a rotelle a causa di un misterioso incidente. La signora Lilly è simpatica, la paga ottima, e Selene non ci pensa due volte a firmare quello strampalato contratto, nonostante i sei figli gemelli della donna, con cui dovrà vivere sotto lo stesso tetto, la mettano in soggezione. Ma soprattutto c’è lui, Nergal, che non è bruno come i gemelli. Ha un occhio nero come loro, e uno d’oro come la madre. Suo padre è il Diavolo e ha in programma la genesi di colui che distruggerà il mondo. La prescelta è la nostra protagonista, che si concederà a uno dei fratelli in lotta fra loro. Ma Nergal è in conflitto con la natura umana ereditata dalla madre. Per questa sua diversità, una frangia demoniaca l’ha scelto quale spia del disegno del padre: si sospetta che la prescelta sia una figlia della Dea, della Femmina Innominabile, e un’unione con lei darebbe vita alla bambina che riporterà l’equilibrio fra luce e tenebre. Per questo, a differenza dei fratelli che iniziano subito a insidiare Selene, lui se ne tiene in principio a distanza... incuriosendola ovviamente oltremodo:

Una presina a cuoricini da gualcire, nell’attesa che le facce che si voltarono verso di lei proferissero parola.
Uno straniante guazzabuglio di figure uguali acconciate e abbigliate in maniera diversa.
Così straniante da ritardare la scoperta dell’immagine intrusa, impalata nei pressi della porta.
Una sciarpa arancio annodata su un cappotto nero catalizzava l’attenzione, che si spostava a poco a poco sulla solita faccia, stavolta corredata da corti e scompigliati capelli castano chiaro, quasi di un biondo tiziano. E di occhi neri ce n’era solo uno, l’altro era nocciola, con riflessi dorati, come quelli di Lilly.
Ma la differenza con i gemelli che più la colpì fu lo sguardo sfacciatamente disinteressato e infastidito che le rilanciò prima di concentrarsi sui guanti imbottiti da poggiare sul mobile all’entrata. Non un saluto, non un sorriso, nemmeno un misero cenno del capo alla maniera di Aamon.
«Io te l’avevo detto...» Asmodeo.
«Ma levati di torno...» borbottò il nuovo arrivato, costringendola ad alzare le sopracciglia per l’esternazione a ghiaccio. «Anzi» riprese, appendendo il cappotto all’attaccapanni. «Mi ci levo io.»

La missione gli fa tuttavia perdere terreno nei confronti dei fratelli; lo studio delle parole della Femmina Innominabile, nel tentativo di far emergere la strega in Selene, lo contamina. Pure lui, nella sua duplice natura, finirà col sentirsi attratto da qualcosa che forse è istinto umano e non diabolico, forse predestinazione. E se lei fosse in parte anche strega, non sarebbero più simili di quanto pensa, in quella doppiezza?

“Devi fare quello che ti senti” le aveva detto. “Devi fare quello che ti senti”!
Sbatté la porta di camera con furia e si chiuse dentro, scuotendo il capo, il viso affondato fra i palmi. Non capiva come quella frase avesse potuto sgusciargli dalla bocca, così, come lanciando in aria un’altra moneta.
Fortuna che gli era andata bene una seconda volta, altrimenti si sarebbe maledetto da solo, prima che lo facesse qualcun altro.
Si lasciò ricadere sul letto con un tonfo e incrociò le gambe, gli occhi fissi al soffitto.
Forse era stato per quella strana sensazione che gli trasmettevano i colori e gli odori del bosco, o forse per la curiosità di parlarci più a lungo, da solo, per scoprire qualche dettaglio di quell’umanità, forse stregata, che gli viveva accanto.
Era stato bello prenderla per mano, tenerla un poco nella sua, nel rientrare. Quel calore non aveva bruciato, non aveva trasmesso fuoco e desiderio. Si era semplicemente lasciato trascinare dalla parte di sé che gridava vendetta o pace.
Solo un giorno o due alla resa dei conti, alla fine della settimana di prova, poi avrebbe tirato le somme, da solo e con i suoi.
Se Selene era una strega, sarebbe stata allontanata dalle loro vite. Come? Se si fosse invece rivelata la prescelta, sarebbe stata di uno di loro. Chi?

La Dea dell’amore e dei desideri salverebbe la progenie del Demonio, se si arrendesse a un potere più grande di lui? La risposta è qui.
Che la Dea benedica questa scelta

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