Profetesse, barde, dottoresse, ambasciatrici, giudici e guerriere...
Care consorelle
e confratelli,
da tempo, le
fonti ci confermano l’esistenza di femmine tra i druidi, dato il ruolo
determinante all’interno della società celtica della donna, detentrice di
diritti e posizioni che superavano di gran lunga quelli delle contemporanee greche e
romane.
Nella storia,
incontriamo difatti tante figure autorevoli, dalla regina e comandante di
guerra Boudicca (61 d.C.) ad altre regine guerriere quali Medb del Connacht,
che comandava personalmente il suo esercito, o come Scathach, maestra di armi
di Cuchulainn, e sua sorella Aoife, altra nota guerriera. Cartimandua è stata
capo dei briganti britannici intorno al 43-69 d. C e, quando suo marito tentò
di rilevarne il posto nel regno, lei divorziò e sposò il suo auriga. Per non
parlare della prima condottiera gallica Onomaris, del capo dell’intera Irlanda
dal 377 a 331 a. C. Aed Ruadh, e di tutte le eroine nella guerra contro Roma.
Sacerdotesse,
profetesse, barde, dottoresse, ambasciatrici, giudici e avvocati, le donne
godevano dei diritti di successione, e potevano dunque divorziare.
Dal concetto di “dea
madre” a quello di “padre degli dèi”, però, il passo fu breve, e l’introduzione
del cristianesimo per opera dei Romani spazzò quest’uguaglianza fra uomo e
donna (per quanto, nei primi anni di ibridazione fra le due Chiese, le donne
continuassero a occupare posizioni interdette alle coetanee d’oltralpe).
Romani che
comunque non mancano di tramandarci leggende su queste donne, come succede a
Tacito per la profetessa Veleda, autorità in campo politico che dominava un
vasto territorio; così come a Dione Cassio per Ganna, che succedette a Veleda.
Nonostante queste donne non vengano mai chiamate esplicitamente druide o druidesse, anche
Pomponio Mela, nel “De Chorographia”, cita le sacerdotesse dell’Isola di Sena,
che conoscevano il futuro e fornivano oracoli ai marinai. E persino Strabone,
nel citare un’isola simile a quella di Sena, parla di donne che servivano una
divinità associabile a Bacco e sottolinea il fatto che fossero indipendenti dai
loro mariti (confermando al contempo la diffusione del matrimonio nella casta sacerdotale).
Ma di profetesse parla anche Elio Lamprido dell’"Historia Augusta", così come
Flavio Vopisco.
La tradizione celtica
è ovviamente ancora più ricca di riferimenti e Seathrun Céitinn ci narra delle
custodi dei fuochi sacri irlandesi, mentre Gwynn, nel saggio “Metrical
Dindshenchas”, porta numerosi esempi come ‘la’ Capodruido Gaine, e molti nomi di
druide sono conservati nella letteratura irlandese antica, in particolare
nell’epica.
Se le volete
conoscere tutte, vi suggerisco il saggio di Peter Berresford Ellis “Il segreto
dei druidi”, di cui già vi ho parlato in svariate occasioni all’interno dei Consigli Magici.
Che la Dea vi benedica
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