Sapore quotidiano fra lampade e cuscini.
Care consorelle e confratelli,
la
halite non è nient’altro che salgemma, ovvero la forma cristallina del cloruro
di sodio che utilizziamo comunemente come sale da cucina, tanto che sembra
quasi ovvio segnalare fra le sue proprietà quella di alzare la pressione
sanguigna. Per uso esterno, aiuta inoltre a combattere le infezioni dell’epidermide
e quelle delle vie respiratorie, ma è bene ricordare anche che, per la sua
tendenza di assorbire l’umidità, la conservazione deve avvenire in un luogo
fresco e asciutto.
Sin
dall’antichità, per le sue caratteristiche fisiche, l’halite non è mai stata
usata in gioielleria, e i talismani si sono sempre ridotti a sacchettini di cotone
o di lino da portare con sé; la tradizione ha sfruttato l’halite però anche per
il confezionamento di cuscini caldi, da porre in corrispondenza di zone dolenti:
avvolgere il sale nella stoffa, difatti, evita la dispersione e consente l’isolamento
del calore.
Più
la gemma è pura e più è efficace: la raffinazione del sale da cucina, infatti,
toglie proprietà e minerali perché è volta a creare un alimento che doni sapore
più che nutrimento. E riguardo la moda del sale himalayano... è un sale marino come
tutti gli altri e, se costa di più, è solo perché si è fatto un bel po’ di chilometri
per arrivare fino a noi. L’utilità del sale himalayano è circoscritta perlopiù
alla varietà rosata, buona per la fabbricazione di lampade terapeutiche (fermo
restando che l’effetto terapeutico è identico al nostro e cambia solo la suggestione
cromatica).
Sul
piano mentale, la tradizione assegna al sale la capacità di favorire un
atteggiamento positivo e contrastare la depressione.
Che la Dea vi benedica
NO ALLE CURE ALTERNATIVE PER I DISTURBI GRAVI