"Ho incontrato Sebastian e dovevo capire
perché era così come si presentava. Volevo anche scoprire cosa si celava dietro
il comportamento dei cinque demoni e il motivo per cui tutti ubbidivano al loro
guardiano" - dal blog "Sil-ently aloud”
Care consorelle
e confratelli,
con la giornata
di oggi, voglio tornare sui personaggi di “Spettabile Demone” e - dopo l’amato
Damien, nonché il controverso Theo - presentarvi il vero e proprio protagonista maschile di questo romanzo. Ve lo faccio direttamente incontrare, così come lo
incontra Iris alla villa dove è stata portata per il colloquio di lavoro che
potrebbe cambiarle la vita. Chi sarà mai questo misterioso grande capo, circondato
da collaboratori bellissimi, che le ha proposto un lavoro di due settimane (inerente
la scrittura) da tre milioni di euro attraverso un rocker gotico piovuto da un
tetto? Un malavitoso? Un anziano omosessuale malato di Parkinson che vuole
dettare le sue memorie? Uno squilibrato qualunque?
I capelli neri
erano scompigliati e gli occhiali da sole ricoprivano in parte un volto giovane
e regolare. Nonostante il caldo afoso, indossava un’elegantissima giacca nera
di taglio e stoffa sopraffini. Ma una rapida occhiata più in basso le rivelò
dei jeans attillati strappati sulle ginocchia e conficcati in un paio di anfibi
slacciati. Un curioso ibrido di tutti gli altri. «Ho fatto un salto in città
con l’altra macchina, Nadir» borbottò. «C’è poca benzina.» Chiuse la porta
senza degnarli di un’occhiata e poggiò una busta di plastica su un mobile alla
sua destra.
Poi, parve
finalmente accorgersi di loro. Di lei.
Si tolse gli
occhiali scoprendo due fanaloni verdi e la squadrò da capo a piedi perplesso,
attardandosi anche troppo. Ma non c’era niente di compiaciuto nel suo sguardo,
tutto il contrario: stizza. Lei non gli piaceva di sicuro. Poi le sventolò una
mano contro, senza coinvolgerla direttamente. «Sarebbe questa?» Nessuno rispose e Iris si sentì un animale pronto per il
macello, senza avere il coraggio di ribattere al suono del dimostrativo che le
era parso assai denigratorio. Dalla stizza, lo sguardo passò alla furia, quando
si posò su Damien. «Sei un incosciente!» Sbuffò e scaraventò gli occhiali di
fianco alla busta.
«Stai calmo.»
Nadir.
Il tipo esalò un
profondo respiro, con i fanaloni verdi fissi sulla busta di plastica, poi li
rivolse di nuovo a lei e le si fece incontro tendendole una mano. L’espressione
non avrebbe potuto essere più neutrale. «Sebastian Blackdeeman.»
Ecco. Come Al Capone non era molto
credibile, e nemmeno come vecchietto bavoso. Trenta, trentacinque anni al
massimo.
«Iris.» E ne
ricevette la stretta salda.
Niente morbo di Parkinson.
Non era né alto
né ben piazzato come gli altri, e i tratti del volto parevano quelli di un
ragazzino dispettoso e indisponente.
«Ti va un
aperitivo?» le chiese con il calore di un iceberg, ancora la mano nella sua.
«Qualcosa di
molto forte» rispose lei, cercando di trattenere una smorfia.
«Niente alcolici
qui.»
Pure.
Iris si voltò
per cercare di notare qualcosa di strano sui volti degli altri che già non
avesse notato, ma senza successo. Poi decise di fermarsi su Damien. «Ci fumiamo
una sigaretta?»
«Lui non fuma.»
Sebastian le scrollò la mano. «Qui non si fuma.»
«Come no?» Vide
che Nadir le stava lanciando uno sguardo terrorizzato scuotendo
impercettibilmente il capo, ma non la frenò. Che andassero tutti al diavolo!
Sarebbe stato divertente smascherarlo. «A meno che non si sia rivenduto il
pacchetto che mi ha rubato, ma non credo ne abbia bisogno...»
Quando Sebastian
le lasciò la mano dirigendosi verso Damien, le parve di perdere l’equilibrio.
«Non ti sembra di averci dannato l’anima abbastanza?» Il grido disumano di
Blackdeeman fece tintinnare del vasellame.
Forse sta esagerando.
Niente fumo,
niente alcol, niente carne, niente bava, niente Parkinson, niente Capone...
Nel silenzio
degli altri, Sebastian tornò verso di lei dondolandosi un po’ e facendo roteare
un palmo, scandendo in tono mellifluo e sarcastico: «Un succo di frutta?»
Restava solo il
“gay.”
«No, grazie,
preferisco andarmene.» E si lanciò sulla porta, agguantando la maniglia.
Iris scoprirà a
poco a poco le ragioni per cui questi presunti demoni benefattori si comportano
in una determinata maniera, così come a poco a poco si convincerà della loro reale
natura, scrivendo per loro una lettera di redenzione al Capo dei Demoni Bianchi. Altrettanto gradualmente, percepirà queste forzature come una sorta di
sfida alla seduzione, e proprio l’algido Guardiano Sebastian si guadagnerà un
posto speciale nel suo cuore. Ascoltiamo un po’ di queste ragioni proprio dalla
voce del demone:
«Le specifiche
per la redenzione prevedono moderazione in tutto: vegetarianismo, niente fumo o
alcol, vita salutare, linguaggio morigerato...» Oh Signore, aveva di nuovo
iniziato a parlare come un’enciclopedia! «Da quanto tempo non fai sesso?»
Cosa?
Iris lo guardò
incredula, mentre lui giungeva le mani e si sporgeva sulla scrivania
leggermente in avanti. Ci mancava solo che le facesse il segno della croce e la
chiamasse “figliola.”
«Perché me lo
chiedi?» Aveva tutto il diritto di tacere. Come poteva, uno come lui, non
vergognarsi di averle fatto una domanda simile? Lei sì, che se ne vergognava. E
al tempo stesso continuava ad aver pure voglia di ridere. Più per
l’imperturbabilità con cui lui le aveva posto la domanda che per la domanda in
se stessa.
Lui strinse le
labbra e la invitò a proseguire con un cenno del capo, la fronte corrugata. «Tu
intanto rispondi.»
La stizza la
fece buttare. Se da quello dipendeva la rivelazione di una sconcertante verità,
avrebbe proprio voluto sentirla. «Un annetto...» Anche di più… «Non mi piacciono le cose fatte tanto per fare.»
Blackdeeman non
parve scomporsi e, candidamente, confessò: «Noi, trecento.»
Iris deglutì una
catasta di risate e piegò il mento sul petto, prima di rispondere: «Ovviamente
tutto questo fa parte del programma di redenzione, vero?»
«Ovviamente.»
«Perché
l’astensione da qualsiasi passione vi farà ricrescere le ali, atrofizzando
altro.» E sbuffò un pezzetto di risata. «Damien però non mi è parso
particolarmente atrofizzato.»
«Io non ci trovo
niente da ridere» proseguì lui, serissimo.
«Lo credo bene.»
Poi scosse il capo, tentando di trattenere il riso. «Ascolta Sebastian,
vorresti davvero farmi credere che, mentre la notte sono tranquillamente distesa
nel mio letto senza la chiave nella toppa, sotto lo stesso tetto si aggirano
cinque uomini nudi che non scopano da trecento anni?»
«Di me non ti
devi certo preoccupare!» sbottò lui, portando avanti i palmi. «Ti ho detto da
chi devi guardarti.»
«Oh, ma senti!»
replicò, sarcastica. «E se invece volessi immolarmi a Damien che, poverino, fra
i cinque mi pare il più insoddisfatto?» Lui le puntò un dito contro, ma non gli
diede tempo per ribattere. «E non dirmi che non dobbiamo farlo sotto il tuo
tetto, perché non posso uscire di qui, e allo scadere dell’incarico» sorrise,
ironica, «lui ti seguirà in un’altra dimensione lontanissima.» E mise un finto
broncio. «Che amore sfortunato...»
«Cerca di capire
che qualsiasi infrazione al programma potrebbe rendere vano ogni nostro sforzo»
esclamò lui, indicando la lettera. «Tu non conosci tutta la nostra storia, non
sai perché mi preoccupo, non sai perché...»
«Allora
dimmelo!»
«E non
interrompermi!» gridò.
«Sebastian»
sussurrò, pacifica. «Ti consiglio una seduta con Nadir.»
Lui si strinse
fra il pollice e l’indice la radice del naso ed esalò un lungo respiro.
«Allora?» mormorò, tornando con gli occhi nei suoi. «Vuoi andartene?»
«Detta!» replicò
lei, brusca, afferrando la piuma.
Ovviamente non
vi rivelerò se la lettera di richiesta di redenzione raggiungerà i destinatari
e con quali esiti, anche perché la risposta è qui, ma di sicuro tutto questo
ghiaccio almeno un po’ dovrà sciogliersi...
Che la Dea vi
benedica
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