lunedì 7 marzo 2016

I miei uomini #7: Bastian

"Ho incontrato Sebastian e dovevo capire perché era così come si presentava. Volevo anche scoprire cosa si celava dietro il comportamento dei cinque demoni e il motivo per cui tutti ubbidivano al loro guardiano" - dal blog "Sil-ently aloud”


Care consorelle e confratelli,
con la giornata di oggi, voglio tornare sui personaggi di “Spettabile Demone” e - dopo l’amato Damien, nonché il controverso Theo - presentarvi il vero e proprio protagonista maschile di questo romanzo. Ve lo faccio direttamente incontrare, così come lo incontra Iris alla villa dove è stata portata per il colloquio di lavoro che potrebbe cambiarle la vita. Chi sarà mai questo misterioso grande capo, circondato da collaboratori bellissimi, che le ha proposto un lavoro di due settimane (inerente la scrittura) da tre milioni di euro attraverso un rocker gotico piovuto da un tetto? Un malavitoso? Un anziano omosessuale malato di Parkinson che vuole dettare le sue memorie? Uno squilibrato qualunque?

I capelli neri erano scompigliati e gli occhiali da sole ricoprivano in parte un volto giovane e regolare. Nonostante il caldo afoso, indossava un’elegantissima giacca nera di taglio e stoffa sopraffini. Ma una rapida occhiata più in basso le rivelò dei jeans attillati strappati sulle ginocchia e conficcati in un paio di anfibi slacciati. Un curioso ibrido di tutti gli altri. «Ho fatto un salto in città con l’altra macchina, Nadir» borbottò. «C’è poca benzina.» Chiuse la porta senza degnarli di un’occhiata e poggiò una busta di plastica su un mobile alla sua destra.
Poi, parve finalmente accorgersi di loro. Di lei.
Si tolse gli occhiali scoprendo due fanaloni verdi e la squadrò da capo a piedi perplesso, attardandosi anche troppo. Ma non c’era niente di compiaciuto nel suo sguardo, tutto il contrario: stizza. Lei non gli piaceva di sicuro. Poi le sventolò una mano contro, senza coinvolgerla direttamente. «Sarebbe questa?» Nessuno rispose e Iris si sentì un animale pronto per il macello, senza avere il coraggio di ribattere al suono del dimostrativo che le era parso assai denigratorio. Dalla stizza, lo sguardo passò alla furia, quando si posò su Damien. «Sei un incosciente!» Sbuffò e scaraventò gli occhiali di fianco alla busta.
«Stai calmo.» Nadir.
Il tipo esalò un profondo respiro, con i fanaloni verdi fissi sulla busta di plastica, poi li rivolse di nuovo a lei e le si fece incontro tendendole una mano. L’espressione non avrebbe potuto essere più neutrale. «Sebastian Blackdeeman.»
Ecco. Come Al Capone non era molto credibile, e nemmeno come vecchietto bavoso. Trenta, trentacinque anni al massimo.
«Iris.» E ne ricevette la stretta salda.
Niente morbo di Parkinson.
Non era né alto né ben piazzato come gli altri, e i tratti del volto parevano quelli di un ragazzino dispettoso e indisponente.
«Ti va un aperitivo?» le chiese con il calore di un iceberg, ancora la mano nella sua.
«Qualcosa di molto forte» rispose lei, cercando di trattenere una smorfia.
«Niente alcolici qui.»
Pure.
Iris si voltò per cercare di notare qualcosa di strano sui volti degli altri che già non avesse notato, ma senza successo. Poi decise di fermarsi su Damien. «Ci fumiamo una sigaretta?»
«Lui non fuma.» Sebastian le scrollò la mano. «Qui non si fuma.»
«Come no?» Vide che Nadir le stava lanciando uno sguardo terrorizzato scuotendo impercettibilmente il capo, ma non la frenò. Che andassero tutti al diavolo! Sarebbe stato divertente smascherarlo. «A meno che non si sia rivenduto il pacchetto che mi ha rubato, ma non credo ne abbia bisogno...»
Quando Sebastian le lasciò la mano dirigendosi verso Damien, le parve di perdere l’equilibrio. «Non ti sembra di averci dannato l’anima abbastanza?» Il grido disumano di Blackdeeman fece tintinnare del vasellame.
Forse sta esagerando.
Niente fumo, niente alcol, niente carne, niente bava, niente Parkinson, niente Capone...
Nel silenzio degli altri, Sebastian tornò verso di lei dondolandosi un po’ e facendo roteare un palmo, scandendo in tono mellifluo e sarcastico: «Un succo di frutta?»
Restava solo il “gay.”
«No, grazie, preferisco andarmene.» E si lanciò sulla porta, agguantando la maniglia.

Iris scoprirà a poco a poco le ragioni per cui questi presunti demoni benefattori si comportano in una determinata maniera, così come a poco a poco si convincerà della loro reale natura, scrivendo per loro una lettera di redenzione al Capo dei Demoni Bianchi. Altrettanto gradualmente, percepirà queste forzature come una sorta di sfida alla seduzione, e proprio l’algido Guardiano Sebastian si guadagnerà un posto speciale nel suo cuore. Ascoltiamo un po’ di queste ragioni proprio dalla voce del demone:

«Le specifiche per la redenzione prevedono moderazione in tutto: vegetarianismo, niente fumo o alcol, vita salutare, linguaggio morigerato...» Oh Signore, aveva di nuovo iniziato a parlare come un’enciclopedia! «Da quanto tempo non fai sesso?»
Cosa?
Iris lo guardò incredula, mentre lui giungeva le mani e si sporgeva sulla scrivania leggermente in avanti. Ci mancava solo che le facesse il segno della croce e la chiamasse “figliola.”
«Perché me lo chiedi?» Aveva tutto il diritto di tacere. Come poteva, uno come lui, non vergognarsi di averle fatto una domanda simile? Lei sì, che se ne vergognava. E al tempo stesso continuava ad aver pure voglia di ridere. Più per l’imperturbabilità con cui lui le aveva posto la domanda che per la domanda in se stessa.
Lui strinse le labbra e la invitò a proseguire con un cenno del capo, la fronte corrugata. «Tu intanto rispondi.»
La stizza la fece buttare. Se da quello dipendeva la rivelazione di una sconcertante verità, avrebbe proprio voluto sentirla. «Un annetto...» Anche di più… «Non mi piacciono le cose fatte tanto per fare.»
Blackdeeman non parve scomporsi e, candidamente, confessò: «Noi, trecento.»
Iris deglutì una catasta di risate e piegò il mento sul petto, prima di rispondere: «Ovviamente tutto questo fa parte del programma di redenzione, vero?»
«Ovviamente.»
«Perché l’astensione da qualsiasi passione vi farà ricrescere le ali, atrofizzando altro.» E sbuffò un pezzetto di risata. «Damien però non mi è parso particolarmente atrofizzato.»
«Io non ci trovo niente da ridere» proseguì lui, serissimo.
«Lo credo bene.» Poi scosse il capo, tentando di trattenere il riso. «Ascolta Sebastian, vorresti davvero farmi credere che, mentre la notte sono tranquillamente distesa nel mio letto senza la chiave nella toppa, sotto lo stesso tetto si aggirano cinque uomini nudi che non scopano da trecento anni?»
«Di me non ti devi certo preoccupare!» sbottò lui, portando avanti i palmi. «Ti ho detto da chi devi guardarti.»
«Oh, ma senti!» replicò, sarcastica. «E se invece volessi immolarmi a Damien che, poverino, fra i cinque mi pare il più insoddisfatto?» Lui le puntò un dito contro, ma non gli diede tempo per ribattere. «E non dirmi che non dobbiamo farlo sotto il tuo tetto, perché non posso uscire di qui, e allo scadere dell’incarico» sorrise, ironica, «lui ti seguirà in un’altra dimensione lontanissima.» E mise un finto broncio. «Che amore sfortunato...»
«Cerca di capire che qualsiasi infrazione al programma potrebbe rendere vano ogni nostro sforzo» esclamò lui, indicando la lettera. «Tu non conosci tutta la nostra storia, non sai perché mi preoccupo, non sai perché...»
«Allora dimmelo!»
«E non interrompermi!» gridò.
«Sebastian» sussurrò, pacifica. «Ti consiglio una seduta con Nadir.»
Lui si strinse fra il pollice e l’indice la radice del naso ed esalò un lungo respiro. «Allora?» mormorò, tornando con gli occhi nei suoi. «Vuoi andartene?»
«Detta!» replicò lei, brusca, afferrando la piuma.

Ovviamente non vi rivelerò se la lettera di richiesta di redenzione raggiungerà i destinatari e con quali esiti, anche perché la risposta è qui, ma di sicuro tutto questo ghiaccio almeno un po’ dovrà sciogliersi...
Che la Dea vi benedica 

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