"Finalmente comprendiamo qualcosa di più di questo bello e cupo Jeremiah, che risultava quasi antipatico sullo sfondo, tutto d'un pezzo e saccente, ma che, visto da vicino, rivela tutto il suo spessore e il suo indiscutibile fascino" - Una lettrice su Amazon
Care consorelle
e confratelli,
se Elias è un
personaggio sulla cui evoluzione ho sudato molto e di cui sono in un certo qual
senso ‘innamorata’, il ‘mio uomo’ per eccellenza, all’interno della trilogia
delle Spose della notte, è il Grande Magus della Cabala, nonché presidente
dell’Alto Consiglio, Jeremiah.
Perché?
Be’, perché
Jeremiah è il ‘tramista’, un alter ego dello scrittore: la storia la costruisce
quasi sempre lui, persino nel primo volume - Le spose della notte - quando ancora non sappiamo che
esiste. Sta dietro le quinte, e decide come dipanare l’intreccio, in
riferimento ad alcuni eventi che a Dunia saranno spiegati da un altro
personaggio.
Anche se, di
nuovo, tutto il programma che vede Dunia imprigionata con Elias nel corso del
secondo volume - Luna di notte - è suo, pure lì lo vediamo poco e, non sapendo quali siano le sue
reali mire, lo percepiamo affascinante (“...occhi verde acqua, messi in
risalto dalla pelle olivastra, li scrutavano con attenzione, e i ricci scuri e
scomposti gli donavano un’aria seducente quanto il sorriso appena accennato”)
ma ambiguo (“Indossava una camicia nera che lasciava intravedere un ciondolo da
cui Dunia staccò subito lo sguardo, memore dell’effetto ammaliatore di quello
che era solito indossare Elias”), se non crudele. Anche se,
probabilmente, come abbiamo intuito per Wulfran nel primo volume, questo mago
non ce la sta raccontando tutta...
Una Luna in cui
avrebbe dovuto tenersi ben stretta alla barriera di protezione magica, per
salvaguardarsi dall’uomo che più odiava al mondo. Nonché il più pericoloso. O,
almeno, fino a quel momento aveva creduto che fosse Elias, il più pericoloso.
Fu con sorpresa,
difatti, che si piantò negli occhi di Jeremiah, che la stava scrutando al di là
delle sbarre. Era molto alto, ben proporzionato e apparentemente forte. Da
scongiurare qualsiasi tentativo di lotta fisica con lui.
«Fottuto
bastardo!» lo apostrofò non appena si riebbe dall’improvvisata. Meglio la
battaglia verbale. «Sei d’accordo con Elias, vero?»
L’uomo non parve
scandalizzarsi troppo per il benvenuto e si aggrappò con noncuranza alle
sbarre, sorridendo divertito. «No, non sono d’accordo con lui, diciamo che lo
voglio fuori.»
«Ma cosa vuoi da
me?» gridò.
«Niente più di
quello che già ti abbiamo chiesto» replicò.
«Ti odio!»
«E mi odierai
ancora di più quando ti dirò che Sibilla e Timoteo avrebbero voluto lasciarti
impunita.»
Dunia ricapitolò
le informazioni e ringhiò. «Perché lo vuoi fuori?»
«Te l’ho detto.
La Cabala ha bisogno dei suoi poteri. È un mago purissimo.» I denti perfetti
scintillavano fra le labbra vermiglie e la leggera barba incolta lo rendeva
ancora più seducente. Dunia cercò nella semioscurità il ciondolo, ma non riuscì
a scorgerlo, così lo rifuggì a priori, voltandosi altrove. «Figlio di mago e di
maga femmina appartenente alla Cabala. È così da generazioni. Mi, e ci, fa
comodo.»
«Sì, ma io l’ho
battuto.»
«Appunto.»
Gli rimandò una
smorfia. «Cosa ti fa pensare che agirò a tuo favore, quando potrei restarmene
tranquilla dietro la barriera?»
«È un tentativo
che non potevo sprecare.»
«Figlio di
puttana!»
«No. Purissimo anch’io.»
Non sembrava
offeso, e Dunia se ne dispiacque.
«Me ne infischio
della vostra purezza.»
«Perfetto.»
«E non contare su
di me.»
«Vedremo.»
Jeremiah scoppiò
a ridere, dondolandosi alle sbarre. «Io dico che Elias è entrato da solo nella
caverna per esasperazione.» Poi si acquietò. «Vedi dunque di esasperarlo fino a
farlo gettare nel burrone.»
Ovviamente in
questa sede non vi svelerò le intenzioni del mago, anche perché nel terzo
volume - La fine della notte - acquista un’importanza e una visibilità ben maggiore rispetto ai
precedenti, tanto da guadagnare diversi paragrafi dal suo punto di vista,
rubando la scena agli altri protagonisti. Tutto, come al solito, dipende da
lui, o forse stavolta no...
Quel che è certo,
è che Jeremiah non è né il classico cattivo, né il classico eroe (o antieroe), perché è
cinico, opportunista, prepotente, imbroglione, egoista, e chi più ne ha più ne
metta, ma sa anche essere benevolo e talvolta addirittura fragile, lucido e intelligente, nel farsi
in quattro per le persone che ama. Non è un ‘lui’ della situazione, anche perché
ha relazioni superficiali con umane che cambia di volta in volta a seconda
dell’umore e, nonostante l’harem, di donne non capisce un accidente, e spesso
si ritrova a dire o a fare - perché scarso nel confronto e nel dialogo - cose che appaiono
tanto ingenue da risultare ridicole, come pretendere un cesareo per fingere che
un concepimento sia avvenuto prima, o dimostrarsi affabile per una cena a due e
chiamare poi al telefono un amico per tenere compagnia alla commensale perché
lui non sa che dire; per non parlare di quando sentenzia “No, ora no” a una
donna con le doglie solo perché gli sta scombinando i piani della giornata.
Abituato al comando, nella sua testa neanche si rende conto di quanto possa
rasentare la strafottenza, di fronte a chi in realtà non sarebbe nemmeno un suo
sottoposto...
«Io non voglio
diventare Grande Madre dell’area del Consiglio, e nemmeno Titania. Non mi va di
vivere in quel palazzo, e sai bene quanto mi farebbe soffrire. Poi non siamo
sicure che qualcuno voglia farci del male qui.» La resistenza di Dunia appariva
dettata solo dall’orgoglio e dal nervosismo. «Io volevo solo che tu lo sapessi
per poter avere una spalla su cui appoggiarmi.»
«Se vuoi allora
ti aiuto a fare i bagagli.» Le sorrise, forzato, slacciandosi il colletto della
camicia e snudando il ciondolo. «Basta che tu fili dritta lì.» E lanciò un
braccio all’indietro, in direzione del velivolo.
Difetti da
collegare al ‘forse stavolta no’ di cui sopra, senza rivelarvi altro, ma che di
conseguenza neanche riescono a farcelo odiare del tutto. Anche perché ha un
passato molto oscuro, fatto di tanti eventi negativi indipendenti dalla sua
volontà, e risvolti positivi da lui invece messi in atto, che lo salvano ai
nostri occhi.
Che la Dea lo
benedica
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