"Ho sperato, sorriso, e mi sono emozionata
insieme a Dunia (...), ho seguito ogni vicissitudine come se mi toccasse da
vicino, come se ogni scelta presa potesse cambiare anche il mio destino. "
- dal blog "Tratto rosa"
Care consorelle
e confratelli,
come vi avevo
anticipato qui qualche giorno fa, dato il successo della rubrica sui “miei uomini”,
avrei aperto a breve uno spazio dedicato anche alle “mie donne”, ed eccomi
dunque con la protagonista assoluta della mia trilogia sulle streghe:
Dunia.
Si tratta di un
personaggio molto particolare perché attraversa varie fasi da volume a volume,
rapportandosi un po’ alla Dea ‘una e trina’: sorella (volume 1), sposa (volume2) e madre (volume 3).
Partendo dallo
stato di ‘consorella’, si configura come la strega più battagliera della sua
Congrega. Non ha un carattere facile: è polemica, ironica fino a sfiorare il
sarcasmo e parecchio cocciuta. Per non parlare della temerarietà, che la porta
spesso nei guai. Tuttavia, il suo istinto stregonico è molto forte e, se si butta
a capofitto in qualcosa, è perché sicuramente si sta fidando di se stessa e
delle persone con cui ha a che fare. Diversamente, si mantiene sul chi vive e
disturba non poco gli antagonisti che vorrebbero raggirarla a loro modo senza
riuscirci. Tanto che, persino quando si tradisce suo malgrado, ha la battuta
pronta per lavarsene le mani:
«Ciao!»
Dunia si voltò
per vedere chi mai Titania stesse salutando, e si rovesciò l’acqua sulle gambe.
«Accidenti!» L’espressione accigliata dell’amica la lasciò perplessa. «Chi era?»
«Ramòn. È passato
di qui» rispose Titania. «Aveva un saio nero col cappuccio, ma l’ho
riconosciuto bene.»
«E allora?»
«Mi ha guardata
negli occhi e non mi ha salutata» replicò, seccata. «Non è che non mi ha vista
o ha fatto finta di non vedermi.»
Dunia sospirò. Nonostante
il tempo e le vicissitudini, Titania non aveva ancora dimenticato l’ex amante.
«Non è mai stato un tipo gentile.»
«Non mi è piaciuto
per niente come mi ha guardata.»
«A me non è mai
piaciuto in generale.» Dunia cercò di sistemarsi la borsa sulla spalla, ma,
china sul lavandino, le cadeva in continuazione. «Con chi è andato quando ci ha
lasciate?» Conficcò la borsa fra le ginocchia e tentò di estrarre la salvietta.
«Per com’era fatto, c’è anche il caso si sia messo con quelli della Cabala. Mi
terresti qui?» Asciugandosi seno e gambe, allungò la mano verso Titania e le
consegnò la borsa. «Sai se Sabisto è ancora in contatto con lui?» Il silenzio
di Titania la sbigottì. «Non mi ris...»
Ma, quando Dunia
si voltò, Titania non c’era più. Al suo posto - e con la sua borsa fra le mani -
c’era un tizio con degli strani orecchi da elfo che spuntavano dai capelli neri
come la pece, e gli occhi color miele la stavano fissando incuriositi. Pareva
un furetto, però era carino.
Da quanto tempo
era lì? Cosa aveva sentito?
«È...» Dunia
esitò. «È un gioco di ruolo.»
Nel corso del
mystery che la vede in pericolo insieme alle consorelle, Dunia troverà spazio anche per l’amore, seppure quello con la “a” maiuscola
faccia capolino in seguito, permettendo al personaggio di crescere pure come
donna, una volta imparato a vedere il mondo con gli occhi del nemico. Crescita
che prosegue con la maternità nel terzo volume, senza tuttavia farle perdere la
sua natura combattiva.
Quando Dunia si
era risvegliata, era stata male per circa dieci giorni, nonostante tutte le
benedizioni e protezioni delle nuove consorelle e di Titania. Stanca, dolorante
e stordita dalle continue somministrazioni di tisane calmanti. Il parto non era
avvenuto in modo naturale, perché non c’era stata sufficiente dilatazione, e
Dunia era sottoposta e piccoli collassi, soprattutto al mattino. Né era in
grado di muoversi, né Jeremiah le avrebbe permesso di raggiungere in quello
stato l’ambulatorio all’interno del Palazzo dove Isis era ospitata in
incubatrice. Venivano a prelevarle il latte dal seno, e non le era ancora stato
permesso di vederla.
Nonostante le sue
condizioni, scoppiava spesso in sfoghi di rabbia nei confronti di Jeremiah,
Titania, Diamara e Sibilla, che tuttavia la confortavano in merito allo stato
di salute della bambina, sorvegliata a vista dalle consorelle della Congrega e
protetta quotidianamente dagli incantesimi delle compagne. Se non altro,
avevano permesso a Sibilla di posizionare l’incubatrice all’interno
dell’ambulatorio con la testa della bambina rivolta verso est e il sorgere del
sole.
Gli ammonimenti
di Jeremiah erano stati messi in atto nel modo più atroce che Dunia avrebbe potuto
immaginare, e lei cercava di recuperare ogni giorno di più le forze, in modo da
poterlo convincere a raggiungere almeno l’incubatrice.
C’era Isis, là
dentro. Era finalmente nata. A pochi passi da lei, da Elias, e non le era
permesso neppure di vederla.
Fra i dolori e la
rabbia repressa, Dunia progettava vendette nei confronti di Jeremiah, della
Loggia e di tutto il creato. Li avrebbe fatti tutti a pezzi, come una baccante
scatenata!
Difficile
spaziare per l’intera evoluzione di un personaggio come questo in un piccolo
post, ma il senso di tutta l’esperienza di Dunia sarà racchiuso in una
specifica soluzione finale che la strega escogiterà per togliersi definitivamente dagli
impicci. Ovviamente non posso rivelarvi qui l’arcano, ma potrete scoprirlo
leggendo Le spose della notte, Luna di notte e La fine della notte.
Che la Dea la
benedica
Nessun commento:
Posta un commento