"Questa autrice eclettica (…) con stile
suggestivo dipinge personalità non scontate che rimangono nella memoria"
- dal blog "Storie di notti senza luna"
Care consorelle
e confratelli,
in questa
seconda puntata delle “mie donne” vorrei parlarvi della Grande Madre della
Congrega di Dunia delle Spose della notte. Grande Madre di nome e di fatto,
perché ha in sé anche a livello somatico i tratti delle dee preistoriche: è
molto in carne, premurosa, amorevole e paziente. Le lunghe ciocche corvine
fanno spesso un tutt’uno con le vesti nere, mentre con i grandi occhi verdi
trasuda un primigenio fascino animale che cattura gli sguardi d’ammirazione
degli uomini, non così attratti dalle 'mortesecche' come qualcuno pensa. Titania
è dolcezza e istinto materno, ma anche protezione e fede, pertanto, nel momento
in cui è in pieno esercizio del suo status (perlopiù) simbolico di guida del
gruppo, mantiene la calma con fermezza, nonostante le condizioni avverse:
Per prima agì
Titania, chiamando gli aliti dell’Aria. Si volsero tutte verso est e invocarono
e pregarono la Dea dell’etere dopo essersi chiuse nel cerchio di protezione.
Chiamarono a
raccolta gli uccelli, che si affacciarono dai vetri della costruzione per
assistere all’apparizione dell’impalpabile Silfide nel triangolo magico davanti
a loro.
«Tu che guidi le
menti» recitò Titania, «ascolta la nostra supplica e spiegaci cosa significano
i sogni che ci sono stati inviati questa notte.»
La sagoma grigia
ed eterea trasse un lungo sospiro e alzò al cielo il collo di cicogna, mentre
gli occhi si richiudevano mesti su qualcosa che le tre donne non avrebbero
voluto sentire: «È proprio come pensate, sorelle» rispose fra i lamenti di Diamara.
«Solo voi siete rimaste.»
Dunia sentì la
stretta della mano di Titania, e le scosse di Diamara attraverso di lei.
«La conclusione
dei sogni» riprese Titania, mentre Dunia avvertiva nell’amica uno sforzo
estremo, «ha un significato particolare?»
La Silfide soffiò
un lamento simile al suono di un flauto e abbassò le spalle sempre senza
guardarle negli occhi. «Non fidatevi. Non tutti dicono il vero.»
Dunia si
accigliò. «Che significa?»
«Sshh!» intimò
Titania. «Chi dice il vero?»
La Silfide gettò
il capo all’indietro e i capelli d’argento le disegnarono una nuvola intorno al
capo che le ricadde soffice sulle spalle. «Non lo so.»
«Gettatele le
violette!»
Dunia eseguì
l’ordine della Grande Madre, ma la Silfide si era ammutolita.
«Cosa significa?»
tentò Titania con tono più perentorio. «Non ce lo hai detto!»
«Non lo so»
ripeté lo spirito.
«Lanciatele grani
d’incenso!» insisté Titania.
Diamara scagliò
il galbano all’interno del triangolo e attesero con impazienza che la Silfide
concludesse il suo accorato sospiro. «Fatemi restare con voi.»
A mano a mano
che le vicende procedono, però, entrano in gioco il senso di colpa e il
tormento per alcuni fatti accaduti, la sua forza va pian piano affievolendosi,
e Titania si mostra pericolosamente più debole del previsto, andando ad
aumentare il generale senso di incertezza che avvolge i personaggi del romanzo.
«Dimenticare il
passato?» C’era qualcosa che a Dunia sfuggiva. O forse... «Stai usando Oliver
per dimenticare Ramòn e fare in modo che le tue illusioni e le tue speranze
muoiano insieme all’ultimo residuo di affetto che provi per lui? Vuoi legarti
per forza a qualcuno e se non è Ramòn... be’, c’è la Loggia? La Grande Madre
vuole disonorare tutta la Congrega, i nostri compagni morti, arrendendosi a un
maschio che la vuole per sé solo per scopi tanto egoistici, senza amore? Senza
la vera magia?»
Titania si
ammutolì, e solo dopo alcuni istanti riuscì a rispondere: «Un po’ tutto questo.
Hai ragione. Forse. Non avevo pensato all’ultimo aspetto.» Poi la guardò con un cenno di speranza negli occhi. «E se invece, anche presupponendo che sia
tutto vero, lui si accorgesse che io valgo comunque come persona, che sta bene
con me?»
«Ti piace già
fino a questo punto?» chiese Dunia.
«È difficile da
spiegare» osservò l’altra.
Dunia ripensò ai
brividi che le davano di notte le immagini che aveva ripreso a rivolgere a
Fulke e si sentì più vicina all’amica di quanto avesse pensato. Già, difficile
da spiegare...
«Dunque Ramòn ha
perso la sua partita.» Sdrammatizzò Dunia. «Ed Elias dovrà arrendersi a una con
due tette naturali da sballo.»
«Mentre Fulke e
Wulfran dovranno arrendersi entrambi.» Ridacchiò amara Titania. «Tu sei sempre
stata la più forte. Ma io mi sento sola. Sola!» insisté. «E ancor più da quando
siamo rimaste noi tre.» E un triste accenno di risata le sgorgò dalla bocca.
«La Grande Madre ha paura.»
Dunia non poté
fare altro che cingerle le spalle con un braccio e osservare, sommersa da un
turbine di pensieri, un punto indefinito sull’erba.
La Grande Madre ha paura...
Ovviamente posso
svelarvi solo qui a quali conseguenze porteranno gli atti e i pensieri della
Grande Madre Titania, ma è certo che, talvolta, alcuni eventi negativi possono
aiutare a far luce con oggettività su quanto proviamo, nonché sul modo in cui
potremmo risolvere una situazione all’apparenza irrisolvibile… e magari questa
forza potrebbe tornare proprio al momento opportuno.
Che la Dea la
benedica
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