"Vecchie conoscenze si esprimono a
tuttotondo, confermando la loro indole o a sorpresa manifestando atteggiamenti
inaspettati" - dal blog "Sognando tra le righe"
Care consorelle
e confratelli,
la Grande Madre
della Congrega dell’area del Consiglio appare inizialmente come un personaggio
molto marginale della trilogia delle Spose della notte. Assente nel primo volume, compare per la prima volta nel secondo, solo nella scena del processo,
presieduto da lei stessa, ma incombe invisibile sul resto della narrazione, col
risuonare di un monito sulla positività della magia bianca che - si spera -
potrebbe rivelarsi salvifico in merito alle sorti della protagonista. “Si
spera”, perché, nonostante si tratti di un personaggio femminile, anziano (“Una donna robusta dai capelli corti brizzolati,
che indossava un innocuo tailleur beige abbinato a un’ancor più ordinaria
camicetta a fiori”),
legato al credo delle tre protagoniste, si mostra ambigua, melliflua, e le sue
intenzioni non sono certo più chiare di quelle di Jeremiah.
«Si alzi la Grande Madre Titania» proseguì la
Grande Madre della Corte e del Consiglio.
Titania raccolse la veste nera con le mani, e
alzò il mento fiera e pronta ad accogliere quanto deciso dall’Alto Consiglio.
Ma il martello si abbatté su quanto previsto.
«Il Consiglio ha decretato che l’imputata ha
ucciso per legittima difesa» proclamò Sibilla, «dunque non sono previste pene.»
Nessuno ribatté, tranne Titania, che rimase
immobile. In piedi. «Non capisco» esclamò lei, titubante. «Sabisto non ha fatto
niente ed è condannato a morte. Io ho ucciso un uomo e non dovrò scontare
alcuna pena.»
«Le dispiace?» chiese graffiante Sibilla. «Mi
pare che la Giuria popolare non stia borbottando, e siamo tutti concordi nel
ritenere che non abbia fatto niente se non difendere la propria persona.»
Ah, dunque la Giuria popolare avrebbe dovuto
solo borbottare per mostrare dissenso? In caso contrario veniva preso per buono
quanto detto dal Consiglio? Era tutto così surreale...
«Neanche Sabisto, fuggendo, viste le pene»
ribatté Titania. «E poi io ho vendicato Oliver, non ho difeso me stessa.»
«Il Magus della Cabala che lei ha ucciso è nato
traditore e traditore è morto» replicò Sibilla, socchiudendo gli occhi. «Prima
ha fatto parte della vostra Congrega, poi vi ha abbandonate per seguire la setta
di Elias, infine vi ha raggirate facendovi credere di essere dalla vostra parte
e di volervi difendere dai piani di Elias. Non ultimo ha ucciso il Gran Maestro
della Loggia Oliver e subito dopo si sarebbe avventato su di lei.»
«Oliver...» Titania ridacchiò, amara, e Dunia si
chiese come si stesse sentendo in quel momento. «Lo avreste comunque ucciso voi.»
«Si sbaglia.» Sibilla la frenò con un gesto
dell’indice. «La sentenza di morte per Sabisto è giunta solo in seguito alla
sua fuga.»
«Trovo ingiusto che per Sabisto ci sia la morte
ed Elias continui a vivere in quella caverna» osservò Titania.
«Anche Elias vi ha raggirate, certo. Elias era
il capo della setta. Elias e Ramòn hanno ucciso tutti i vostri compagni e
compagne della Congrega. Elias avrebbe potuto pagare da subito con la morte. Ma
abbiamo ritenuto che una pena da scontare in eterno, da solo, nella caverna,
sia ancora più esemplare.» Sibilla prese fiato. «Per tutta la comunità!»
E il martello sbatté un’altra volta, per
decretare la fine di Elias.
Sibilla non
cambia atteggiamento per quasi tutta la durata del terzo volume, dove conquista
uno spazio ben più corposo dei precedenti. Sempre mielosa, sempre accomodante, trasmette
a pelle una sorta di antipatia correlata a una sua presunta falsità. Sarà solo
un’impressione delle nostre eroine? Scopriamo come la vede Elias privato della
memoria...
Sibilla tornò al
suo posto e aprì il libro alla pagina di cui stavano parlando, così Elias si
soffermò ad ascoltare la voce squillante e nasale della donna, chiedendosi se
si poteva fidare più di lei o di Timoteo. In Timoteo c’era qualcosa di ambiguo.
Aveva l’aria dell’opportunista. Quella strega invece non gli stava del tutto
simpatica, ma sembrava quello che era, niente più.
(…)
«Lei è Grande
Madre, vero?» chiese.
«Per il momento
sì» rispose Sibilla. «Avevamo alcuni piani di successione che sono saltati,
così vedremo il da farsi.» La notò sospettosa. «Perché?»
«Lo studio
serrato mi spinge a interessarmi di tutto, dunque anche ai fondamenti degli
altri credi.» Sibilla s’incupì e aggrottò le sopracciglia. Elias non capiva
cosa ci fosse di male nel suo discorso. Timoteo non aveva reagito così.
«Sicuramente la Congrega, per il fatto che sono un uomo, è il credo che mi
risulta più lontano... per il mistero che si cela nel principio femminile,
espresso a chiare lettere anche nella vostra preghiera principale. Però mi
incuriosisce e mi piacerebbe saperne di più.» Come poteva chiederle in che modo
quelle preghiere gli si insinuavano nella mente? Come poteva indagare affinché
lei non credesse che stava ponendo domande sul suo passato, se lui stesso non
conosceva il suo passato? «Avete qualche pratica legata ai sogni, come noi
della Cabala?» Sibilla volse lo sguardo, e non gli piacque. «Intendo... sogni
pilotati, comunicazioni oniriche fra persone quasi fossero eventi reali.»
«Perché me lo
domandi?»
E perché tu mi chiedi perché te lo domando?
«Puro e semplice
interesse esoterico.»
«Riteniamo che
per il momento tu non debba approfondire altri credi. A questo stadio del
recupero è preferibile focalizzarsi su quello di appartenenza. Poi sarai libero
di studiare e scegliere ciò che vorrai.»
Sembrava una
risposta imparata a memoria.
«Ritenete...»
mormorò, acre. «O è Jeremiah, che lo ritiene?»
Sibilla alzò di
scatto lo sguardo su di lui. Doveva stare attento a quello che diceva. Era
probabile che sia lei sia Timoteo riportassero a Jeremiah ogni stralcio di
conversazione. Anche se non era detto che fossero d’accordo con lui su tutto,
dato il comportamento di Timoteo... Forse avrebbe dovuto sondare il terreno con
gli insegnanti minori, anche se non lo soddisfacevano del tutto a livello
magico. Era come se avvertisse una sorta di inferiorità, da parte loro, come se
sentisse di essere già più potente di qualsiasi persona avesse intorno, fatta
eccezione per alcuni alti membri del Consiglio, quali appunto Sibilla, Timoteo
e Jeremiah. Non sapeva di preciso perché e in che modo, né era certo che i suoi
poteri fossero davvero pari o inferiori a quelli di loro tre, anzi, era
probabile fosse stato sul serio prima imprigionato e poi inserito nel programma
di recupero proprio perché in lui c’era qualcosa che sfuggiva al loro
controllo. Ma era certo che, se qualcuno avesse potuto delucidarlo
sull’argomento, non si sarebbe trattato dei miseri insegnanti che il Consiglio
gli metteva a disposizione.
Sibilla non aveva
ancora risposto, e continuava a osservarlo, attenta. Poi la donna si concentrò
di nuovo sul testo che aveva aperto davanti, ed esclamò. «Io, Jeremiah e Timoteo
siamo i più alti membri del Consiglio, e prendiamo sempre le decisioni di
comune accordo.» Poi picchiettò il palmo della mano sulla pagina e, sfoggiando
un’aria indifferente, lo sorprese: «Non pensare di non poter afferrare i
misteri della Congrega solo perché sei un uomo. Se conosci la nostra preghiera
principale, come la chiami tu, conoscerai anche la frase finale, e dunque
potrai capire che non è una questione di generalità, ma di individuo, di
coscienza, di ciò che hai dentro di te.»
Elias sbuffò un
sorriso, e quella volta fu lui a distogliere lo sguardo. «È ridicolo dirlo a chi
dentro non ha più niente.»
«Ti sbagli»
riprese Sibilla, qualcosa di materno, nel tono della voce. «Tu hai ancora ogni
cognizione pratica e teorica che ti permetterà di vivere. Non forzare la tua
mente, non forzare i ricordi, non fare domande inopportune. Ferma qui la tua
curiosità. Ricorda sempre che tutto questo è per il tuo bene.»
Elias annuì fra
sé e sé. «Grazie» le disse.
Senza rivelarvi
se in positivo o in negativo, vi anticipo che Sibilla sarà decisiva per la
soluzione dell’intero intreccio, e nel finale avrà un ruolo determinante.
Che la Dea la
benedica
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