"Il personaggio di Selene non è misterioso, ma anzi, divertente e spontaneo. Il libro è visto dal suo punto di vista e ne sono rimasta affascinata, non tanto per chissà quale dote, ma perchè l’autrice è riuscita a creare un personaggio normale, senza uscire dagli schemi, nonostante il genere del libro. Anonima Strega è stata capace di catturare l’ironia, la simpatia e le perplessità di Selene, come se Selene fosse chiunque persona legga il suo libro" - dal blog "The Reading's Love"
Care consorelle
e confratelli,
se le caparbie,
battagliere e ironiche Dunia e Iris rispettivamente di “Le spose della notte” e
“Spettabile Demone” si distinguono per lo scetticismo umano della seconda
rispetto all’essere strega della prima, con Selene di “Il diavolo e la strega”
raggiungiamo l’estremo di questa scala. Non solo la protagonista di
quest’ultimo romanzo è cinica e diffidente, ma pure atea convinta. Niente di
più pericoloso per chi sta per entrare a lavorare nella casa della concubina
del Diavolo e dei suoi sei figli gemelli; tuttavia abbiamo di fronte una
persona disincantata, che vive nel mondo di oggi, con gli occhi bene aperti e libera
da qualsiasi pensiero zuccheroso e irrazionale.
Incontriamola
così come la incontra il lettore all’inizio del primo capitolo:
La strada si era
inerpicata sul monte, lasciando diradare i rumori e i bagliori del traffico. Un
percorso oscuro e desolato, quello che l’aveva sputata dall’entroterra verso il
tramonto, per immergerla – fra curve, salite e discese – in tante tonalità di
verde sempre più scuro, chiome e tronchi che si facevano sagome buie e
indistinte, mentre la linea fra il cielo e la terra veniva infine fagocitata
dal nero.
Tenebre, freddo,
una spessa nebbia che calava densa come bava di nubi.
Lo sguardo in
avanti, a tratti sbirciava la sua immagine riflessa nello specchietto
retrovisore. Anonima, si vedeva. I tratti regolari, gli occhi e i capelli
castani, la corporatura media. Troppo ordinaria per combinare qualcosa di
buono, di diverso.
Licenziata in
tronco. Per incarichi extra. Da idiota, di quei tempi, perdere un lavoro che
non conosceva crisi. Alla cooperativa non mancavano utenti. Avrebbe potuto
evitare di assistere anziani e malati che fuori orario le allungavano banconote
in più per prolungare il servizio. Già le stavano col fiato sul collo perché le
era scappata qualche parolaccia di fronte a utenti baciapile. Non era il caso
di tirare la corda per un optional.
Adesso non le
rimaneva che quello.
Ma avrebbe
dovuto cercarsi un’unica mano che di banconote ne allungava parecchie.
La scala
potrebbe capovolgersi nel momento in cui quella che stiamo considerando una
comune mortale si rivelasse in realtà una strega, una figlia della Dea, o
Femmina Innominabile, come la chiamano i sottoposti del Demonio che stanno
indagando sulle sua facoltà.
Chi ha letto la
mia precedente trilogia sulle streghe, per quanto scollegata da questa storia
autoconclusiva, ricorderà che, nel mio universo magico, una strega sa benissimo di
esserlo e vive perlopiù in Congreghe organizzate per aree del mondo dei comuni
mortali, che non credono nella loro esistenza. Ma, se una famiglia abiurasse per motivi simili a quelli di qualcuno incontrato in uno dei miei romanzi (non vi rivelo ovviamente qui di chi si tratta), si ritroverebbe a crescere dei
figli ignari, che però hanno in sé la magia.
Questo è quanto
deve scoprire il protagonista maschile all’insaputa di Selene. Nergal si differenzia dai gemelli sia fisicamente sia
caratterialmente, in quanto ha ereditato dalla madre una cospicua parte di
umanità che lo contrappone al demoniaco padre. Padre che ha in
programma la genesi di colui che distruggerà il mondo, ignaro del fatto che una
frangia demoniaca ha incaricato il figlio di studiare la nuova badante della
madre, per comprendere se si tratta della comune mortale designata dal piano
infernale o se potrebbe essere in grano di ascoltare il Richiamo della Dea e
generare così (con Nergal o con uno degli altri cinque figli, dipenderà dalla
sua scelta) la bambina che riporterà l’equilibrio fra luce e tenebre.
Per questo
Selene si trova catapultata in strani sogni pilotati dalle malie di Nergal o
avverte strane presenze attorno a sé che non riesce a spiegarsi, data la sua
razionalità. Quindi “Aiutati, che la Dea ti aiuta...”
Il negozio non
era grande. Una piccola libreria indipendente, però ben fornita. I clienti si
aggiravano in silenzio fra uno scaffale e un altro, discreti, e non c’era il
caos delle grandi catene.
Selene non
sapeva nemmeno cosa prendersi. Un romanzo? Un saggio? Una raccolta?
Si voltò verso
il ripiano alla sua sinistra, e d’istinto accomodò dal fondo una fila che
pareva sul punto di scivolare; ma, non fece in tempo ad assestarla, che, per il
contraccolpo e l’eccessiva pressione, il primo della sfilza si ribaltò in
orizzontale.
Lo alzò, per la
curiosità di vedere di cosa trattasse.
“Principi di
stregoneria.”
A un primo
impatto rise. Non si era accorta che il ripiano fosse dedicato alle tematiche
esoteriche; maneggiandolo, il libro appariva molto vecchio, sicuramente di
seconda mano, e il solo soppesarlo lo portava ad aprirsi a pezzi, su pagine
logore e consunte dal tempo e dall’usura.
Ma le passò la
voglia di ridere, quando si trovò davanti agli occhi l’immagine di una pietra
identica a quella che aveva rinvenuto sotto il materasso.
E il titolo
della scheda a lato: “Per favorire il contatto con il mondo onirico.”
Selene deglutì e
si guardò intorno, quasi che qualcuno avesse potuto leggerle nella testa e
trovare il guazzabuglio di pensieri in cui si trovava annodata.
Si voltò di
lato, cercando di coprire il più possibile la copertina con i palmi quando una
cliente le passeggiò a fianco contemplando le costole dei titoli sullo
scaffale, e prese a leggere la scheda: “La selenite, legata all’energia lunare,
favorisce il contatto con il mondo onirico, l’inconscio, la parte sognatrice,
in particolare nelle donne, e con maggiore intensità durante il ciclo
mestruale.” Selene sentì un tuffo al cuore, ma continuò a leggere. “Unita
all’artemisia, legata anch’essa all’ambito lunare, e posizionata sotto il
cuscino in un sacchetto di lino bianco cucito a mano, agisce sul piano onirico
aiutando a ricordare i sogni rivelatori.” I
sogni rivelatori. Cosa le stava dicendo, quel libro, che le scene viste in
sogno erano avvenute davvero da qualche parte intorno a lei? Che Lilly e i suoi
figli avevano detto e fatto quelle cose? Che Nergal lavorava per un tizio
inconsistente dalle sembianze di alone nero?
Scosse il capo.
Impossibile. Però l’idea che quella pietra e quel sacchetto fossero state
posizionate sotto la sua testa da qualcuno non l’abbandonava, anche perché il
sacchetto e la pietra erano reali, li aveva toccati con mano, e aveva avvertito
provenire da quegli oggetti un’energia particolare.
A cui non
credeva. A cui non voleva credere.
Ma si ritrovò
tuttavia con il libro in mano, i piedi che si muovevano da soli verso la cassa,
e la voglia di sfogliarlo tutto, per avere altre spiegazioni.
«Le faccio lo
sconto del cinquanta per cento perché non è in buone condizioni.»
Annuì trasognata
alla commessa, e si ripromise di sfogliarlo quella sera prima di coricarsi,
scetticismo o meno.
Questo è solo un
piccolo pezzo del puzzle che piomba sul capo di Selene da un giorno a un altro,
e in tutto questo lei deve spiegarsi anche quanto prova per lo strano figlio
della sua assistita che pare rifuggirla più degli altri per qualche oscuro
motivo.
Ecco
che in conclusione la domanda che potrebbe porsi Selene è la stessa che si pone
Nergal... La
Dea dell’amore e dei desideri salverebbe la progenie
del Demonio, se si arrendesse a un potere più grande di lui?
Che
la Dea li benedica entrambi
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