sabato 3 maggio 2025

Archeologia stregata #2 Pandemonium Road

Qualcuno ha sentito la voce tra le righe?

Quando ho scritto e pubblicato Pandemonium Road, non c’erano ancora pandemie e scenari post-apocalittici nelle notizie. Il mostro divoratore di menti era quello che si era portato via mio padre e forse volevo esorcizzarlo, parlando di zombie ma anche di cose che ci mangiano da dentro.

I personaggi difatti non scappavano dall’epidemia, quanto dalle dipendenze emotive, dal loro passato scollato dal presente; non lottavano per la sopravvivenza, quanto per proteggere ciò che rimaneva di loro stessi e per tenere insieme i pezzi. Per questo sono affezionata al sarcasmo della cyborg Krista, perché, nella sua umanità imperfetta, è quella che riesce meglio a restare viva, dentro.

Magari, per questo, prima ancora che arrivasse la vera pandemia, avevo già bisogno di una via d’uscita, di ironia, di colore.

In un mondo in cui l’umanità si è ritirata su una strada che attraversa un continente, dunque, per me la Pandemonium Road è sì una lunga ferita, ma anche una liberatoria corsa in macchina con i finestrini abbassati. E la musica a palla.



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