Reverse harem. C’è davvero nei miei romanzi?
Nei miei romanzi il
reverse harem non è mai “ufficiale” in senso
classico (una protagonista che instaura e mantiene relazioni parallele con più
uomini), ma compare come dinamica di tensione e scenario narrativo.
In “Spettabile
Demone”, Iris si trova isolata con cinque presunti demoni. La
situazione iniziale è tipica del reverse harem (un’unica donna circondata da
uomini potenzialmente attratti da lei), ma il fulcro diventa l’ambiguità dei
ruoli e l’approccio selettivo: non tutti i personaggi hanno lo stesso peso
sentimentale, e il vero protagonista è solo uno. Chi?
Come tutte “Le
spose della notte”, Dunia è contesa o messa in relazione con
più figure maschili, ma non c’è mai un vero harem stabile. Il meccanismo non è
usato per spingere la protagonista a sancire una convivenza poliamorosa, bensì
per compiere scelte difficili. Quali?
Maya di “Legione
Magica”, poi, è contesa tra due figure. Non è un harem
numeroso, ma resta la tensione di più possibilità maschili orbitanti sulla
stessa donna.
Selene di “Il
diavolo e la strega” si trova fra ben sei gemelli, e qui l’impianto
sfiora davvero la struttura da harem rovesciato, perché lei entra in una
famiglia maschile numerosa, ma la narrazione la concentra sul rapporto con uno
solo.
Reverse harem,
dunque?
Più cornice
o innesco drammatico, direi, mai approdo. Serve a
moltiplicare i contrasti e le ambiguità, non a configurare la relazione.

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