domenica 29 maggio 2016

La pannocchia incantata

Un buffo amuleto per realizzare desideri.


Care consorelle e confratelli,
i cereali sono stati spesso associati al divino sin dall'antichità, in quanto alimento base di numerose popolazioni. La pannocchia di granturco è al contempo essenza maschile (per la forma fallica), e femminile (per il succo biancastro, come il latte, che si ottiene schiacciando i semi): una struttura a spirale che è pure Dea dell'Abbondanza, dunque.
Procuratevi una pannocchia essiccata a semi colorati, una base di legno di 10 cm di diametro ca, un chiodo a testa larga, una matassa di lana bianca, colla, martello, farina gialla e una zuppierina. La 'ricetta' prevede delle piume, e non dovrebbero essere sintetiche, ma io le preferisco a quelle strappate ai volatili da cuocere, ohibò. Se poi ne trovate di vere in giardino, al parco o dovunque possano essere cadute senza danno, è sicuramente meglio che spennare un povero animaletto.
Appoggiate la base fra due mattoni, due sassi, o comunque qualcosa che vi permetta di piantarvi al centro il chiodo senza rompere per esempio due libri - possibilmente :) - capovolgete la base, mettete la colla intorno al chiodo fuoriuscito e spingeteci sopra la pannocchia fino a farle toccare il fondo. Cospargete poi di colla la stessa pannocchia per farvi aderire il filo fino alla cima e disponete in 'testa' le piume come se fosse una parrucca.
Questo simpatico amuleto, caricato con le vostre invocazioni preferite, dovrà essere posto in una zuppierina con un po' di farina gialla. Starà poi a voi, esprimere il desiderio.
Che la Dea vi benedica

Per approfondimenti:
Scott Cunningham e David Harrington - Gli strumenti magici (Armenia)

martedì 24 maggio 2016

Tè verde alla menta

Un infuso per depurarci ed energizzare il sistema cardiovascolare.


Care consorelle e confratelli,
per preparare mezzo litro di tè alla menta vi occorreranno ovviamente mezzo litro di acqua, ma anche un cucchiaio di tè verde, delle foglioline di menta fresca (nella foto vedete quella dell'orto del mio antro) e dello zucchero. Dovete depositare le foglioline di tè sul fondo della teiera e versarvi sopra un bicchier d'acqua bollente. Dopo aver filtrato il tè rimasto in infusione, questa prima acqua andrà buttata o consumata senza la menta, come più preferite. Aggiungete dunque lo zucchero, se volete (a me, per esempio, piace senza, se verde), e le foglioline di menta, poi versateci il mezzo litro d'acqua preparato in precedenza, appena bollito. Lasciato in infusione per circa cinque minuti, il tè può essere consumato sia caldo sia freddo.
Tutti sappiamo che il tè verde ha proprietà antiossidanti e diuretiche, ma di conseguenza è utilissimo per rafforzare anche il sistema cardiocirolatorio.
Che la Dea vi benedica

NO ALLE CURE ALTERNATIVE PER I DISTURBI GRAVI

domenica 22 maggio 2016

Lo zolfo

Protezione magica da un minerale solare.


Care consorelle e cari confratelli,
minerale noto fin dalla più remota antichità, lo zolfo è famoso per l'odore acre e penetrante che sprigiona bruciando. Probabilmente è proprio per questa bizzarra caratteristica che iniziò a essere usato all'interno di rituali magici, per evocare divinità. Purtroppo, da alcuni è stato correlato ai rituali volti al nero, ma il suo giallo naturale rapportabile alla sfera solare ci consente di non accomunarlo a qualcosa di distruttivo. La tradizione, difatti, lo associa anche alla fortuna e al denaro, e si dice che un pezzetto di zolfo sia un'ottima protezione magica.
Che la Dea vi benedica

Elemento: fuoco
Divinità: tutte quelle solari
Sfera d'azione: protezione, denaro, fortuna

venerdì 20 maggio 2016

Le mie donne #7: Lilly

"Un'anziana signora bipolare che sembra sapere molte cose, una villa isolata nel bosco, una profezia ermetica..." - dal blog "Sognando tra le righe"


Care consorelle e confratelli,
in un universo fatto di streghe, stregoni e demoni, sembra paradossale che il mio personaggio più inquietante possa essere un’anziana signora costretta su una sedia a rotelle. Niente potrebbe apparire più dolce e innocuo, in casi come questi, ma la strana donna che la protagonista, Selene, si ritrova ad assistere non è altri che l’ex concubina del Diavolo e uno dei suoi sei figli gemelli è destinato a concepire proprio con Selene il bambino che distruggerà il mondo (a meno che la nostra eroina non si riveli una figlia della Dea). Ma cos’ha di inquietante, di preciso? Intanto incontriamola per la prima volta, poi vi spiego meglio...

Una casa di bambola, rivelava una prima occhiata. Una bambola, che muoveva le ruote con i palmi avanti e indietro quasi fosse una bambina in procinto di scartare il nuovo giocattolo.
Un salone impreziosito da mobili rustici, solidi e austeri, ricoperti di manufatti all’uncinetto, trine e merletti, colori e profumi.
Una donna dai capelli grigi, polverosa di cipria, insanguinata di rossetto, ma ricoperta di giovanile pizzo come una porcellana gotica.
Selene sentì la porta richiudersi alle sue spalle e scorse con lo sguardo “il maggiordomo” mentre la superava. «Scherzavo, è il mio bambino.» Lilly. E l’altro che andava a raggiungere la madre, chiudendo i palmi sui manici.
«Buonasera, signora» azzardò imbarazzata, «ci siamo sentite oggi al telefono e...»
«Devi chiamarmi Lilly» cantilenò l’altra, facendo perno sulle ruote con mani rivestite da deliziosi guantini di pizzo nero, per sporgersi in avanti. Il taglio degli occhi era identico a quello del figlio, ma il colore sfumava dal nocciola all’oro. Dimostrava più di sessantasei anni. Forse a causa delle sofferenze subite. «Non è carino?»
Il figlio o il nome?
Il pensiero le causò suo malgrado uno sbuffo di sorriso e vide Lilly rilassarsi, nell’adagiarsi contro lo schienale.
«Sì, in effetti è un nome molto carino» ribatté.
«Ma io intendevo il mio bambino» la spiazzò. «Se non ti piace lui, non ti piacciono nemmeno gli altri.»
Il figlio le rivolse un’espressione e un gesto di scusa mista a rassegnazione, mentre Lilly scivolava sotto un arco in mattoni vivi.
«Se lei potesse...» Ma si rimangiò la richiesta di delucidazioni in merito al colloquio, per non risultare sgarbata nell’apparire di fretta. Che poi fretta non aveva. «Ha...» E non doveva darle del lei! «Hai una casa davvero bella, Lilly» si corresse, divagando. Avrebbe pensato Lilly stessa, a intavolare il discorso.
«Ma...» replicò la donna, dirigendosi in un’altra stanza, «poi devi pulirla tutta.» Detto fatto. «Andiamo! Te la faccio vedere.»
Selene la seguì, chiedendosi come mai desse per scontato che avrebbe scelto lei. «Avrei portato questo» disse, rovistando nella borsa alla ricerca del curriculum. «Credo che potrebbe servire.»
Lilly frenò nel corridoio e si voltò di tre quarti per osservare il documento che le stava porgendo. Poi fece schioccare la lingua sul palato, seriosa, il mento rialzato, e tornò con lo sguardo in avanti. «Non mi serve.»
Forse le rotelle con cui procedeva se le era tolte dalla testa.

Ecco, la simpatica signora, oltre a essere quanto sappiamo grazie ai paragrafi dal punto di vista del protagonista (punto di vista non conosciuto per il momento da Selene), è tutt’altro che un tipino facile, nonostante le sue condizioni: beve, fuma, bestemmia ed è di un’arroganza e di un egocentrismo spropositato. Ma... ma... e se questo derivasse da un mancato ascolto del Richiamo ricevuto a suo tempo, più che dalla situazione generale? Perché – forse – l’aspetto davvero inquietante della caratterizzazione è il convivere di due parti spezzate all’interno di un’unica personalità (tema che ritroviamo anche nella doppiezza della natura del figlio, per metà umana e per metà demoniaca). Solo che in Lilly la faccenda si fa più patologica che sovrannaturale...

Il sorriso divertito di Lilly risultava morboso e le fece affiorare il rossore alle guance; la inviperì quando la vide girare sulle ruote e darle le spalle per continuare a sghignazzare; poi, per l’imbarazzo e la rabbia, prese a raccogliere i medicinali prima di riprovare a sollevarla, esternando a voce alta: «Sei sbronza, hai sonno, ti muovi a stento da sola, domani non ricorderai nemmeno di avermi fatto questa domanda.»
Ma il silenzio di Lilly nei lunghi secondi impiegati nel cercare di selezionare pasticche e pomate, con mosse troppo nervose perché fossero pure rapide ed efficaci, la insospettì. Forse si era addormentata seduta, tutta storta.
Così si voltò e la vide gesticolare da sola, rivolta di lato, sempre di spalle. Muoveva le labbra, come se parlasse sotto voce con qualcuno seduto al suo fianco, ma non uscì niente dalla sua bocca, finché non si voltò dall’altro lato e mormorò: «Ha detto anche a te che non sa cos’è successo?» Tornò sull’altro lato e annuì. Di nuovo dall’altro: «Ma ti sta bene questa cosa?» Scosse il capo sull’altro lato.
Quell’immagine inquietò Selene, e il turbamento la spinse a volgersi al contingente. Si piegò su di lei per rigirarla, frenarla e stenderla sul letto. «Lo vedi che stai già dormendo? Andiamo!»
Era un peso morto, pareva tetraplegica invece che paraplegica, e fu difficile sollevarla e addirizzarla per bene senza che non s’inclinasse prima da un lato e poi dall’altro.
«Ma una visitina dalla psichiatra... mai?» Tanto l’indomani non se lo sarebbe ricordato e comunque lei aveva tutto il diritto di insinuare quanto stava insinuando.
«Mi hanno detto di andarci una volta ogni sei mesi per la pasticca per dormire» mugugnò fra uno sbadiglio e un altro.
«E basta?» Non andava bene. Per niente. Ma le tornavano a mente solo i soliti dottori che chiudevano gli occhi. In fondo, cosa si recuperava? Per cosa la si stressava? «Tanto dormi anche da sola.»
«Io non posso dirti nulla.» Lo sguardo si era spalancato. Improvvisamente sveglio. «Però devi stare attenta.»
Selene scosse il capo. «A cosa?»
«Dici che non ci credi, a queste cose, ma ci devi credere!» La testa si sollevò un istante dal guanciale, quasi a dare risalto all’affermazione; poi si voltò di lato: «Che dici? Devi star zitta!»
«Con chi chiacchieri?» tentò.
«Con la donnina del pensiero.» La risposta le risultò meno criptica di quanto poteva apparire. Altro che bipolare... nemmeno borderline. Quello era un principio di schizofrenia da manuale. «Mi è rimasto un pezzettino buono che ogni tanto si fa sentire.» Quella parte suonò più misteriosa, ma la spinse con un risolino a ripensare all’incontro sulle scale con Asmodeo, a quel qualcosa di piccolissimo nel profondo del cervello che le ripeteva che la faccenda non quadrava, nel resto della mente che le gridava che era tutto a posto.

E, considerata la razionalità di Selene, sarà difficile che queste ‘spie’ vengano ricomposte subito al puzzle di Nergal che noi meglio conosciamo... ma in ogni caso potrete leggere qui come andrà a finire.
Che la Dea vi benedica

lunedì 16 maggio 2016

La spiga magica

Amuleti per ringraziare la Madre Terra.


Care consorelle e confratelli,
non esordirò certo con preamboli sull'importanza del grano nella storia della civiltà umana o dei rituali agresti, dato che tutto quanto è noto ai più, tuttavia non tutti sanno che le spighe di questo magico cereale venivano addobbate in foggia femminile per ringraziare la Madre Terra.
Questa sorta di 'bambolina devozionale' era realizzata un po' ovunque e le tecniche variavano a seconda del luogo, ma lo scopo era sempre quello di celebrare l'abbondanza del raccolto. In genere veniva utilizzata solo la parte superiore dello stelo, all'incirca dove l'ultima foglia si congiunge al fusto. Ovviamente non posso suggerirvi di derubare un contadino, fate voi (oltretutto non sono semplicissime da realizzare), quindi passerò a raccontarvi che le spighe venivano pure intrecciate per ricavarne cerchi di potere da appendere sulle porte per proteggere le abitazioni, oppure servivano per abbellire mandala e ojos de dios. Trovate maggiori informazioni sul primo nel post Il mandala psichico e sul secondo nel post Ojos de dios.
Si tratta in definitiva di oggetti che costituiscono un legame con i nostri antenati, quando ancora le donne e gli uomini vivevano in comunione con la Madre Terra, e possono di conseguenza essere abbelliti e 'vestiti' con le erbe magiche che più si addicono ai vostri scopi e ai vostri desideri.
Che la Dea vi benedica

Per approfondimenti:
Scott Cunningham e David Harrington - Gli strumenti magici (Armenia)

domenica 15 maggio 2016

L'occhio di tigre

Un affascinante amplificatore di energia.


Care consorelle e cari confratelli,
l'occhio di tigre è una delle pietre più apprezzate quando giriamo fra le bancherelle delle fiere, perché il suo particolare colore cangiante a tessitura luminosa lo rende 'attraente' quanto lo sguardo del felino correlato.
Per tradizione magica, questa pietra di colore marrone-dorato (che sottoposta ad alte temperature prende un colore più bruno e si trasforma in occhio di bue) porta ottimismo, coraggio e ricchezza, e in cristalloterapia allontana le energie negative, così come i problemi al fegato, al pancreas e alla milza.
In generale, si dice che amplifichi le energie positive di tutti gli altri minerali.
Vi lascio infine alle corrispondenze, e che la Dea vi benedica

Elemento: fuoco
Divinità: Ra
Sfera d'azione: amplificatore di energia

NO ALLE CURE ALTERNATIVE PER I DISTURBI GRAVI

sabato 14 maggio 2016

Aggiornamento sommari su Amazon



Care consorelle e confratelli,
volevo avvisarvi che tutti i miei ebook (Spettabile Demone, Le spose della notte, Luna di notte/Le spose della notte 2, La fine della notte/Le spose della notte 3 e Il diavolo e la strega) sono adesso dotati di indice logico per il controller a cinque direzioni. Potrete ora navigare fra capitoli e sottocapitoli tramite il sommario in hmtl, prendere appunti e segnare le posizioni. Amazon ha reso disponibile la versione aggiornata anche per i clienti che già hanno effettuato l'acquisto, ovviamente per questi ultimi in forma gratuita. Basta accedere al proprio account da un computer fisso e, in alto a destra, selezionare "i miei contenuti e dispositivi." Nell'elenco che si aprirà a sinistra, non dovrete fare altro che cliccare sul pulsante con i tre puntini a fianco del titolo interessato (a destra è evidenziato anche da un'etichetta), e il file aggiornato verrà scaricato direttamente sul vostro lettore grazie al link "Aggiorna questo titolo."
Che la Dea vi benedica

venerdì 13 maggio 2016

Il giorno del biancospino

Da Giuseppe di Arimatea alla Bella Addormentata, tutte le leggende su questa magica pianta...


Care consorelle e confratelli,
oggi è il 13 di maggio, e per il calendario celtico degli alberi entriamo nei giorni dedicati al biancospino, associato ai riti di primavera e alle dimore delle creature fatate, Le magiche spine di questa pianta, per gli antichi celti, hanno il potere di cacciare le negatività, per cui, appenderne qualche rametto sulla porta allontana gli spiriti malvagi e attira gioia, armonia e amore. Ancora oggi, in Irlanda, le fonti sono protette da piante di biancospino, mentre nell'antica Roma era consacrato a Maia, sovrana del mese di maggio e delle purificazioni; a Flora, Dea della primavera e della vegetazione; e alla ninfa Carna, protettrice dei cardini delle porte. Il legno dell'albero del "maggio" rurale è diventato poi per tradizione il palo della cuccagna.
Come vi ho più volte spiegato all'interno dei post dedicati alle festività pagane, il cristianesimo ha sostituito queste celebrazioni pagane con date che richiamano leggende a loro associate. Il biancospino è stato difatti consacrato alla Madonna e si narra che il bastone di Giuseppe di Arimatea fosse stato ricavato da questa pianta. Dopo che il santo ebbe raccolto il sangue di Cristo nella coppa dell'ultima cena, si recò a Glastonbury, in Britannia, e qui piantò il bastone, dando vita a un biancospino che continuò a fiorire ogni Natale.
Le streghe moderne lo utilizzano in infusi per propiziare il sonno consapevole ed entrare in contatto con altre dimensioni. Numerose sono le leggende correlate a questa proprietà, come quella che vede Odino usarne una spina per far cadere Brunilde in un sonno incantato; ma pure Viviana di Avalon fece addormentare Merlino sotto a un albero di biancospino; per non parlare della celebre Rosaspina protagonista della fiaba "La Bella Addormentata nel Bosco", che cadde in un sonno incantato lungo cento anni per essersi punta con un fuso, costruito all'epoca con legno di biancospino.
Che la Dea vi benedica

giovedì 12 maggio 2016

Le mie donne #6: Selene

"Il personaggio di Selene non è misterioso, ma anzi, divertente e spontaneo. Il libro è visto dal suo punto di vista e ne sono rimasta affascinata, non tanto per chissà quale dote, ma perchè l’autrice è riuscita a creare un personaggio normale, senza uscire dagli schemi, nonostante il genere del libro. Anonima Strega è stata capace di catturare l’ironia, la simpatia e le perplessità di Selene, come se Selene fosse chiunque persona legga il suo libro" - dal blog "The Reading's Love"


Care consorelle e confratelli,
se le caparbie, battagliere e ironiche Dunia e Iris rispettivamente di “Le spose della notte” e “Spettabile Demone” si distinguono per lo scetticismo umano della seconda rispetto all’essere strega della prima, con Selene di “Il diavolo e la strega” raggiungiamo l’estremo di questa scala. Non solo la protagonista di quest’ultimo romanzo è cinica e diffidente, ma pure atea convinta. Niente di più pericoloso per chi sta per entrare a lavorare nella casa della concubina del Diavolo e dei suoi sei figli gemelli; tuttavia abbiamo di fronte una persona disincantata, che vive nel mondo di oggi, con gli occhi bene aperti e libera da qualsiasi pensiero zuccheroso e irrazionale.
Incontriamola così come la incontra il lettore all’inizio del primo capitolo:

La strada si era inerpicata sul monte, lasciando diradare i rumori e i bagliori del traffico. Un percorso oscuro e desolato, quello che l’aveva sputata dall’entroterra verso il tramonto, per immergerla – fra curve, salite e discese – in tante tonalità di verde sempre più scuro, chiome e tronchi che si facevano sagome buie e indistinte, mentre la linea fra il cielo e la terra veniva infine fagocitata dal nero.
Tenebre, freddo, una spessa nebbia che calava densa come bava di nubi.
Lo sguardo in avanti, a tratti sbirciava la sua immagine riflessa nello specchietto retrovisore. Anonima, si vedeva. I tratti regolari, gli occhi e i capelli castani, la corporatura media. Troppo ordinaria per combinare qualcosa di buono, di diverso.
Licenziata in tronco. Per incarichi extra. Da idiota, di quei tempi, perdere un lavoro che non conosceva crisi. Alla cooperativa non mancavano utenti. Avrebbe potuto evitare di assistere anziani e malati che fuori orario le allungavano banconote in più per prolungare il servizio. Già le stavano col fiato sul collo perché le era scappata qualche parolaccia di fronte a utenti baciapile. Non era il caso di tirare la corda per un optional.
Adesso non le rimaneva che quello.
Ma avrebbe dovuto cercarsi un’unica mano che di banconote ne allungava parecchie.

La scala potrebbe capovolgersi nel momento in cui quella che stiamo considerando una comune mortale si rivelasse in realtà una strega, una figlia della Dea, o Femmina Innominabile, come la chiamano i sottoposti del Demonio che stanno indagando sulle sua facoltà.
Chi ha letto la mia precedente trilogia sulle streghe, per quanto scollegata da questa storia autoconclusiva, ricorderà che, nel mio universo magico, una strega sa benissimo di esserlo e vive perlopiù in Congreghe organizzate per aree del mondo dei comuni mortali, che non credono nella loro esistenza. Ma, se una famiglia abiurasse per motivi simili a quelli di qualcuno incontrato in uno dei miei romanzi (non vi rivelo ovviamente qui di chi si tratta), si ritroverebbe a crescere dei figli ignari, che però hanno in sé la magia.
Questo è quanto deve scoprire il protagonista maschile all’insaputa di Selene. Nergal si differenzia dai gemelli sia fisicamente sia caratterialmente, in quanto ha ereditato dalla madre una cospicua parte di umanità che lo contrappone al demoniaco padre. Padre che ha in programma la genesi di colui che distruggerà il mondo, ignaro del fatto che una frangia demoniaca ha incaricato il figlio di studiare la nuova badante della madre, per comprendere se si tratta della comune mortale designata dal piano infernale o se potrebbe essere in grano di ascoltare il Richiamo della Dea e generare così (con Nergal o con uno degli altri cinque figli, dipenderà dalla sua scelta) la bambina che riporterà l’equilibrio fra luce e tenebre.
Per questo Selene si trova catapultata in strani sogni pilotati dalle malie di Nergal o avverte strane presenze attorno a sé che non riesce a spiegarsi, data la sua razionalità. Quindi “Aiutati, che la Dea ti aiuta...”

Il negozio non era grande. Una piccola libreria indipendente, però ben fornita. I clienti si aggiravano in silenzio fra uno scaffale e un altro, discreti, e non c’era il caos delle grandi catene.
Selene non sapeva nemmeno cosa prendersi. Un romanzo? Un saggio? Una raccolta?
Si voltò verso il ripiano alla sua sinistra, e d’istinto accomodò dal fondo una fila che pareva sul punto di scivolare; ma, non fece in tempo ad assestarla, che, per il contraccolpo e l’eccessiva pressione, il primo della sfilza si ribaltò in orizzontale.
Lo alzò, per la curiosità di vedere di cosa trattasse.
“Principi di stregoneria.”
A un primo impatto rise. Non si era accorta che il ripiano fosse dedicato alle tematiche esoteriche; maneggiandolo, il libro appariva molto vecchio, sicuramente di seconda mano, e il solo soppesarlo lo portava ad aprirsi a pezzi, su pagine logore e consunte dal tempo e dall’usura.
Ma le passò la voglia di ridere, quando si trovò davanti agli occhi l’immagine di una pietra identica a quella che aveva rinvenuto sotto il materasso.
E il titolo della scheda a lato: “Per favorire il contatto con il mondo onirico.”
Selene deglutì e si guardò intorno, quasi che qualcuno avesse potuto leggerle nella testa e trovare il guazzabuglio di pensieri in cui si trovava annodata.
Si voltò di lato, cercando di coprire il più possibile la copertina con i palmi quando una cliente le passeggiò a fianco contemplando le costole dei titoli sullo scaffale, e prese a leggere la scheda: “La selenite, legata all’energia lunare, favorisce il contatto con il mondo onirico, l’inconscio, la parte sognatrice, in particolare nelle donne, e con maggiore intensità durante il ciclo mestruale.” Selene sentì un tuffo al cuore, ma continuò a leggere. “Unita all’artemisia, legata anch’essa all’ambito lunare, e posizionata sotto il cuscino in un sacchetto di lino bianco cucito a mano, agisce sul piano onirico aiutando a ricordare i sogni rivelatori.” I sogni rivelatori. Cosa le stava dicendo, quel libro, che le scene viste in sogno erano avvenute davvero da qualche parte intorno a lei? Che Lilly e i suoi figli avevano detto e fatto quelle cose? Che Nergal lavorava per un tizio inconsistente dalle sembianze di alone nero?
Scosse il capo. Impossibile. Però l’idea che quella pietra e quel sacchetto fossero state posizionate sotto la sua testa da qualcuno non l’abbandonava, anche perché il sacchetto e la pietra erano reali, li aveva toccati con mano, e aveva avvertito provenire da quegli oggetti un’energia particolare.
A cui non credeva. A cui non voleva credere.
Ma si ritrovò tuttavia con il libro in mano, i piedi che si muovevano da soli verso la cassa, e la voglia di sfogliarlo tutto, per avere altre spiegazioni.
«Le faccio lo sconto del cinquanta per cento perché non è in buone condizioni.»
Annuì trasognata alla commessa, e si ripromise di sfogliarlo quella sera prima di coricarsi, scetticismo o meno.

Questo è solo un piccolo pezzo del puzzle che piomba sul capo di Selene da un giorno a un altro, e in tutto questo lei deve spiegarsi anche quanto prova per lo strano figlio della sua assistita che pare rifuggirla più degli altri per qualche oscuro motivo.
Ecco che in conclusione la domanda che potrebbe porsi Selene è la stessa che si pone Nergal... La Dea dell’amore e dei desideri salverebbe la progenie del Demonio, se si arrendesse a un potere più grande di lui?
Che la Dea li benedica entrambi

mercoledì 11 maggio 2016

Ojos de dios

Lo sguardo al divino dei nativi americani...


Care consorelle e confratelli,
strumento magico più immediato, l'occhio è, fra i cinque sensi, quello che più è stato associato all'adorazione del divino, sin dagli albori della civiltà, e in ogni tempo e in ogni luogo sono stati fabbricati amuleti atti a procurarsi la protezione degli dèi.
Gli Huichols del Narayt (Messico) sono stati i primi a creare gli ojos de dios ("occhi di Dio" in spagnolo), amuleti, croci di filo attorcigliato intorno a bastoncini incrociati. Niente a che vedere con le successive croci cristiane, dato che questi oggetti primitivi erano simboli solari o fallici. I bastoncini vengono posti ancora oggi in forma di croce, in modo che le braccia abbiano la stessa lunghezza. Il filo è poi avvolto nel punto di incrocio.
Famose sono anche le frecce dello sciamano, non armi di difesa ma messaggere degli dèi, appese in casa o conficcate nel terreno. Fatte con bambù infarcito di legno, sono decorate nella parte inferiore e spesso vengono associate a piume di uccello, in modo da potenziare il 'volo' verso il dio. Per invocazioni particolari, gli Huicols vi legano oggetti in miniatura, come sandalini per le donne che desiderano trovare l'amore o piccoli animali per i cacciatori che sperano in una battuta fortunata.
Che la Dea li benedica

Per approfondimenti:
Scott Cunningham e David Harrington - Gli strumenti magici (Armenia)

Immagine: Douglas P. Perkins, Wikimedia Commons

martedì 10 maggio 2016

I miei uomini #12: i gemelli

"Stavolta il mio lato cattivo ha avuto la meglio e mi sono lasciata sedurre dalla sensualità di Alastor" - dal blog "Romance and fantasy for cosmopolitan girls"


Care consorelle e confratelli,
ho deciso di creare un post cumulativo per i diavoli gemelli di “Il diavolo e la strega” perché, per quanto simili fisicamente e diversissimi caratterialmente, appaiono come una sorta di entità collettiva, molto malvagia, e preferirei tenermene alla larga. L’unico da cui si potrebbe cavare qualcosa di buono – forse – è il protagonista, Nergal, di cui vi ho già parlato nell’articolo a lui dedicato, e due fra i sei risultano assai marginali, quindi mi sarebbe parso illogico costruirci sopra un intero post quando non l’ho fatto per personaggi della trilogia delle Spose ben più cruciali quali Sabisto, Oliver, Ramòn, Timoteo e Alis. Ma, data la struttura dell’intera opera, scovare materiale libero da spoiler era quasi impossibile.
Chi sono questi sei diabolici gemelli che competono per la prescelta? Chi sono i figli del Diavolo che metteranno al mondo una creatura particolare lottando l’uno contro l’altro come animali che si contendono un territorio? Teniamo fuori Nergal (che si discosta dai fratelli per non essere bruno come loro, e neppure gli occhi sono entrambi neri, ma uno ha ereditato dalla madre pagliuzze dorate), e diciamo subito chi sono i due marginali: Samael e Aamon. Il primo (“«Buonaseraaaa» strascicò una voce dal vano della porta, dov’era appena apparso un altro tizio identico agli altri due, però con i capelli rasati e un cardigan multicolore su cui campeggiavano Babbo Natale con slitta e renne annesse. «Chi abbiamo a cena stasera?»”) ne è fuori per il semplice fatto che è omosessuale, e inizialmente si mostra come il meno pericoloso; talvolta capita che copra addirittura le spalle ai ‘buoni’, ma c’è un programma in atto, e sia lui sia Aamon dovranno risultare determinanti, procedendo nella narrazione. Quest’ultimo (“maglioncino grigio a rombi neri, i pantaloni di velluto a coste e i capelli scompigliati in un taglio accidentale che lo faceva rassomigliare a un giovane nerd”) si mantiene difatti in disparte per una misteriosa impotenza che non gli permette di eccitarsi se non di fronte a immagini pornografiche, ma il suo basso profilo dovrebbe semmai  mettere in guardia la protagonista, se non fosse che la nostra Selene è all’oscuro del piano e non crede nel soprannaturale.
Incontriamo il primo, Alastor, colui che “si atteggia ad autorevole capobranco”, insieme a Selene:

… non fece in tempo ad avvicinare l’indice ancora scoperto e gelato al citofono, che uno scatto aprì uno spiraglio di luce, e una sagoma maschile si delineò nel vano del portone.
Sembrava sulla trentina, di statura superiore alla media, e indossava un completo scuro di taglio pregiato. I capelli lisci e neri si allungavano scalati fin sopra le orecchie, lasciando scoperto un ovale regolare ma non particolarmente bello. Il naso troppo grosso, le labbra femminee sulla pelle chiarissima, impreziosita da un aristocratico pizzetto.
«È qui per il colloquio?» le chiese con voce ferma.
Selene annuì, pensando che invece quegli occhi neri fossero bellissimi. Affascinanti, intriganti e...
«Vieni, figliola!» berciò dall’interno una voce in cui Selene riconobbe quella udita al telefono. «Diamoci tutti del tu!»
L’uomo si scostò e la invitò a entrare con un galante cenno della mano. Un sorriso in parte nascosto da mezzo inchino del capo.

I sei hanno ovviamente poteri di seduzione che al di là di qualsiasi aspetto possono risultare seducenti, e le armi di Alastor saranno proprio la compostezza e l’apparente imperturbabilità. Anche se a volte i risultati migliori si ottengono mostrandosi l’esatto contrario…

… stava per raggiungere la macchina, quando due fari la colpirono all’improvviso.
Un’auto nera sportiva sbucò dall’ingresso del vialetto e andò a piantarsi a due centimetri da lei con uno smisurato stridio di ruote che fece friggere anche i lampioncini. Come se la nebbia e le luci avessero subìto l’attrito.
Una cacofonia di distorsori metallici proveniva a tutto volume dalle casse dello stereo e il tonfo dello sportello che si apriva e richiudeva si confuse con i colpi della batteria.
Ecco il quinto...
Uguale. Manco a dirlo. Solo che indossava uno spolverino di pelle scura su cui spiovevano capelli lunghissimi. Matita nera a sottolineare i soliti occhi. Guanti anch’essi in pelle, che sfilò a rivelare non geloni ma cifre tatuate sulle dita.
Ancora più straniante, in lui, fu il sorriso cordiale che gli si stampò in volto.
«Che bella sorpresa!» Voce calda come quella di Tamiel, allegra come quella di Samael. «Chi ho il piacere di conoscere?» proseguì, tendendole quelle cifre tatuate. «Asmodeo.»
«Selene» replicò lei, quasi poco convinta di chiamarsi così.
«Incontro mitico, oserei direi» ribatté lui, facendole l’occhiolino e attardandosi con la mano nella sua. Anche se in tutta sincerità non le dispiaceva, perché... ecco, in lui, il sorriso che rendeva gli altri più carini sortiva un effetto al quadrato, facendolo apparire dannatamente sensuale. «E che ci facevi in questa casa di pazzi?»
Forse, alla fine, il più normale era lui.
«Sono passata a parlare con...» esitò, «... tua madre, immagino.» Rise, sentendosi imbarazzata dal magnetismo di quello sguardo, «per un colloquio di lavoro.»
Lui aggrottò le sopracciglia, ma non parve contrariato. «Sarai mica la nuova badante?»
Finalmente le aveva lasciato la mano. “Finalmente...”
«Devo ancora riflettere su alcune cose.»
Tipo... dormire sotto lo stesso tetto con te.
Lui piegò la testa da un lato, come per scrutarla meglio alla luce dei lampioncini. E indugiò, a lungo, troppo, per non farla sentire insulsa e inadeguata nel piumino sfigato.
«Su cosa dovresti riflettere? Dimmi.»
Quel “dimmi” sussurrato, lento, a occhi socchiusi, la colpì alla nuca, scivolò lungo la spina dorsale e le si conficcò fra le cosce, per arrotolarsi infine intorno alle gambe.
Gambe che volevano muoversi all’indietro, per rientrare, firmare il contratto, o quel che cavolo era, e rimanere lì a partire da quella sera stessa.
Ma un segnale l’avvertì dell’arrivo di un sms e Selene ritrovò il suo autocontrollo.

Asmodeo è un rocker vizioso quanto la madre. Non solo beve come lei, ma pare che la rendita di famiglia derivi dalla sua pratica con le slot machine, deprecabile abitudine che in casa è lodata e incoraggiata. Forse, però, il più pericoloso è il calmo (lo è davvero?) e sensuale Tamiel, che sembra voler prendere i vantaggi dell’uno evitando i difetti dell’altro..

C’era un tipo ai fornelli, di spalle, con indosso un ampio e morbido maglione di lana nera e un paio di jeans strappati su anfibi sfibbiati. Il look appariva il contrario di quello dell’altro, rimasto in salone, ma, quando si voltò, il viso risultò identico. Forse più carino. I capelli più corti. L’espressione più gioiosa. Sbarbato. «Ciao» le disse, semplicemente. Sì, carino, parecchio.
«Muoviti, Tamiel!» bofonchiò Lilly, aggirandosi per la stanza. «Ho fame.» Poi le rivolse uno sguardo complice. «Ti ci devi abituare, io mangio presto» mormorò a occhi spalancati, quasi le stesse confidando un segreto, «come all’ospedale.»
«Aspetto che le patate nel forno finiscano di cuocere» ribatté l’altro, con un timbro caldo e pacato che infuse in Selene un profondo senso di serenità. «Poi ti apparecchio.»

Talvolta lo vediamo vagare per casa mezzo nudo, talaltra si presta ad aiutare la protagonista in cucina...

... lui le aveva poggiato il mento nell’incavo della spalla, per sussurrarle in un orecchio: «Va bene così?»
Non proprio. O forse sì. Quel brivido lungo il collo non poteva essere male, no?
Cercò di concentrarsi sull’impasto, allontanando con difficoltà l’ebbrezza provocata dalle labbra di lui così vicine all’orecchio, dei fianchi che premevano contro i suoi, nel movimento rotatorio della palla di pasta che andava a formarsi, nel ricordo di quel girovagare per la casa in camicia, mutande e anfibi per l’esuberanza dei termosifoni e del camino.

Sì, Selene non sospetta niente di paranormale, ma nel corso della storia qualche intuizione dovrà pur arrivare?

E Selene si sentiva a tratti tranquilla, a tratti turbata. La divertiva, l’allegria di Samael, e tutto sommato la riposavano, i silenzi di Aamon. Ma i modi affettati di Alastor la infastidivano, gli sguardi provocatori di Asmodeo la mettevano a disagio, e la benevolenza sciorinata da Tamiel le infondeva sentimenti contrastanti. Uno sembrava tirarsela per attirare le attenzioni; un altro, per lo stesso motivo, pareva svendersi; l’altro ancora le richiedeva espressamente...

Che la Dea non li benedica

domenica 8 maggio 2016

Il mandala psichico

Ascoltare noi stessi insieme alle perline di vetro.


Care consorelle e confratelli,
sin dai tempi preistorici gli esseri umani si sono adornati di monili composti da perline di vetro, atti spesso a rafforzare i poteri psichici dell'individuo. Ecco di seguito un esempio da fabbricare in maniera casalinga.

Occorrente:

Un telaio da ricamo rotondo (15 cm ca di diametro)
Feltro porpora
Ago n. 0
Filo blu
Perline di vetro blu
Perline di vetro porpora
Forbici
Colla
Un sostegno di legno
Porta-candele con candela blu

Il feltro va innanzitutto bloccato sul cerchio. Infilare il filo con l'ago, fare un nodo a un'estremità e far passare l'ago dal rovescio, nel centro. Tirare il filo. Infilare una perlina blu nell'ago, cucirla al centro del feltro, poi una porpora il più vicina possibile alla centrale. Le perline vanno così cucite in cerchio intorno alla centrale, in modo che si tocchino: cucire un giro di perline blu intorno a quello rosso, uno porpora, uno blu, uno porpora, uno blu, uno porpora, uno blu. Tagliare infine il filo, fare un nodo sul rovescio e togliere il feltro dal telaio. Il tessuto in eccesso può essere tagliato e il mandala incollato sul sostegno di legno. Potete ovviamente caricarlo con le vostre preghiere o rituali preferiti, meglio se con l'ausilio di una candela blu.
Che la Dea vi benedica

Per approfondimenti:
Scott Cunningham e David Harrington - Gli strumenti magici (Armenia)

venerdì 6 maggio 2016

Le mie donne #5: Iris

"Pur essendo razionale e diffidente, Iris è anche molto curiosa ed è il tipo che preferisce fronteggiare i rimorsi piuttosto che i rimpianti…" - dal blog "Il flauto di Pan"


Care consorelle e confratelli,
oggi abbandono le Spose, nonché il nuovo arrivato "Il diavolo e la strega", e vi parlo della protagonista di “Spettabile Demone”, Iris, una giovane che non ha niente a che vedere con maghi, congreghe o stregoneria, ma avrà comunque a che fare con esseri sovrannaturali e un tipo di magia che rasenta gli effetti speciali.
A un primo approccio, potrebbe apparire caparbia e battagliera come Dunia, la strega protagonista delle Spose della notte, con cui condivide anche l’ironia; ma, se nel caso di Dunia si tratta di un’ironia al limite col sarcasmo e spesso tagliente, quella di Iris è puramente canzonatoria. Difatti, l’essere una comune mortale non è l’unico tratto che la differenzia dalla strega: Iris è scettica, non crede nel soprannaturale, ma solo nella logica, e ogni occasione è buona per prendere in giro i ‘presunti demoni.’ Tanto che, sin dall’inizio, all’ingaggio proposto da Damien (demone piovuto dal tetto sul suo balcone), ovvero tre milioni di euro in cambio di un misterioso lavoro correlato a un altrettanto misterioso ‘capo’, reagisce così:

«Ti assicuro che avrai tutti i soldi.»
«Se vuole gli faccio pubblicare un annuncio sul giornale» replicò Iris. Si sentiva quasi divertita. Come pensava che potesse credergli? «Oppure potrebbe rivolgersi alle agenzie interinali.»
«Non è così semplice» rispose lui.
«Chi l’avrebbe mai detto?» replicò lei. «Strano che non accalappiate i creduloni col telefono, è più comodo del free climbing.»

Mentre lui la vede 'cosà' :)

Gli occhi neri contrastavano con le onde d’oro che le incorniciavano il viso e gli rimandavano uno sguardo fiero, più che impaurito. I lineamenti sembravano quelli di una bambola antica e collidevano con la forza sprigionata dai movimenti e dal tono della voce.

Ma forse, nonostante Iris abbia pensato tutto il contrario di fronte alla sua ‘accoglienza’, è più interessante scoprire cosa ne pensa il ‘misterioso capo’:

Bastian cominciava ad avvertire la fame, ma non aveva voglia di uscire dallo studio per andare in cucina da Zaccaria. A dire la verità non aveva voglia di vedere nessuno di loro, soprattutto Damien.
Si era prodigato per decenni, secoli, per riportarlo sulla retta via, e ora rischiava di mandare a monte ogni progetto di redenzione a causa della sua scelta più che discutibile: la ragazza era troppo bella, troppo energica, e avrebbe creato grossi problemi. Non contava il poterle cancellare la memoria a compito svolto, non contava controllare ogni passo del piano senza perdere di vista le mosse dei compagni, di Damien soprattutto; si trattava di impulsi che lei avrebbe potuto scatenare, rendere gli equilibri pericolanti, dentro e fuori di loro.
Sbuffò e si alzò dalla scrivania, scompigliandosi i capelli. La vetrata gli rimandava l’immagine della campagna deserta e assolata di un pomeriggio d’estate, forse pensierosa, come lui.
Non aveva idea di cosa stesse accadendo di là, se la ragazza avesse mangiato, se si fosse acquietata, se l’avessero condotta di sopra nelle sue stanze. Immaginava che presto qualcuno degli altri sarebbe andato a chiedergli chiarimenti su come muoversi. E a dire il vero lui non aveva un’idea ben precisa. Li aveva avvertiti che l’avrebbe convocata dopo pranzo, e invece, una volta ridisceso nello studio, non l’aveva fatto. Non solo perché non aveva mangiato.
Lanciò un’occhiata di straforo alla busta di plastica che aveva lanciato sul ripiano e valutò che, sì, in effetti lo aveva immaginato, altrimenti non si sarebbe premunito, ma non era orgoglio, non era rancore quello che lo aveva fatto imbestialire di fronte alla sconfitta al momento delle votazioni. Era il sentirsi disarmato, impreparato, essendosi ormai assuefatto all’idea che Damien aveva dato loro di Iris: un’innocua poverella grigia e informe. Razza di bugiardo!

I nostri eroi riescono a convincerla che svolgere per loro questo lavoro FORSE sarà davvero conveniente, ovvio, altrimenti il romanzo non ci sarebbe... ma lo sarà? Il piano dei demoni funzionerà? Potrete scoprirlo qui.
Che la Dea la benedica

giovedì 5 maggio 2016

L'acquamarina

La pietra legata all'elemento Acqua per eccellenza.


Care consorelle e confratelli,
questa varietà di berillo che per il suo colore ricorda acque pulite è ovviamente legata all'elemento Acqua, e nell'acqua è necessario che venga rigenerata prima di essere utilizzata dalle streghe. Possibilmente l'acqua dovrebbe essere marina, ma va bene anche quella della fonte impreziosita di sale. L'importante è che vi rimanga per almeno 24 ore.
Ritenuta sin dai tempi remoti pietra d'immortalità, la ritroviamo spesso fra i tesori funerari dell'Antico Egitto, e ancora oggi è considerata una gemma della mente. Favorisce la ricettività e apre l'inconscio; stimola sonni tranquilli o profetici e tiene lontane le negatività legate alla sfera mentale. Ottimo amuleto nei viaggi di mare, può essere stretta nel palmo in corso di rituale legato all'elemento Acqua, oppure può essere posizionata nella vasca prima di un rito propiziatorio (ottimo anche frizionarsela sulla pelle se avete la doccia). Ecco di seguito le sue corrispondenze, che la Dea vi benedica

Elemento: acqua
Divinità: tutte le dee acquatiche
Sfera d'azione: purificazione, protezione, controllo della mente

NO ALLE CURE ALTERNATIVE PER I DISTURBI GRAVI

martedì 3 maggio 2016

I miei uomini #11: Nergal

"Leggendo queste pagine mi sono attaccata al suo personaggio così combattuto, così misterioso, così tra due fuochi, così pronto al sacrificio e così sensibile alla scoperta di un mondo a lui negato ma voluto, cercato e respinto" - dal blog "Emozioni fra le pagine"



Care consorelle e confratelli,
riprendo oggi la rubrica sui “miei uomini” per presentarvi l’ultimo arrivato, ovvero il protagonista di “Il diavolo e la strega.” Questa storia narra di un’assistente domiciliare, Selene, che, tramite un annuncio, entra in contatto con una ricca disabile: una bizzarra bambola gotica sessantenne costretta su una sedia a rotelle a causa di un misterioso incidente. La signora Lilly è simpatica, la paga ottima, e Selene non ci pensa due volte a firmare quello strampalato contratto, nonostante i sei figli gemelli della donna, con cui dovrà vivere sotto lo stesso tetto, la mettano in soggezione. Ma soprattutto c’è lui, Nergal, che non è bruno come i gemelli. Ha un occhio nero come loro, e uno d’oro come la madre. Suo padre è il Diavolo e ha in programma la genesi di colui che distruggerà il mondo. La prescelta è la nostra protagonista, che si concederà a uno dei fratelli in lotta fra loro. Ma Nergal è in conflitto con la natura umana ereditata dalla madre. Per questa sua diversità, una frangia demoniaca l’ha scelto quale spia del disegno del padre: si sospetta che la prescelta sia una figlia della Dea, della Femmina Innominabile, e un’unione con lei darebbe vita alla bambina che riporterà l’equilibrio fra luce e tenebre. Per questo, a differenza dei fratelli che iniziano subito a insidiare Selene, lui se ne tiene in principio a distanza... incuriosendola ovviamente oltremodo:

Una presina a cuoricini da gualcire, nell’attesa che le facce che si voltarono verso di lei proferissero parola.
Uno straniante guazzabuglio di figure uguali acconciate e abbigliate in maniera diversa.
Così straniante da ritardare la scoperta dell’immagine intrusa, impalata nei pressi della porta.
Una sciarpa arancio annodata su un cappotto nero catalizzava l’attenzione, che si spostava a poco a poco sulla solita faccia, stavolta corredata da corti e scompigliati capelli castano chiaro, quasi di un biondo tiziano. E di occhi neri ce n’era solo uno, l’altro era nocciola, con riflessi dorati, come quelli di Lilly.
Ma la differenza con i gemelli che più la colpì fu lo sguardo sfacciatamente disinteressato e infastidito che le rilanciò prima di concentrarsi sui guanti imbottiti da poggiare sul mobile all’entrata. Non un saluto, non un sorriso, nemmeno un misero cenno del capo alla maniera di Aamon.
«Io te l’avevo detto...» Asmodeo.
«Ma levati di torno...» borbottò il nuovo arrivato, costringendola ad alzare le sopracciglia per l’esternazione a ghiaccio. «Anzi» riprese, appendendo il cappotto all’attaccapanni. «Mi ci levo io.»

La missione gli fa tuttavia perdere terreno nei confronti dei fratelli; lo studio delle parole della Femmina Innominabile, nel tentativo di far emergere la strega in Selene, lo contamina. Pure lui, nella sua duplice natura, finirà col sentirsi attratto da qualcosa che forse è istinto umano e non diabolico, forse predestinazione. E se lei fosse in parte anche strega, non sarebbero più simili di quanto pensa, in quella doppiezza?

“Devi fare quello che ti senti” le aveva detto. “Devi fare quello che ti senti”!
Sbatté la porta di camera con furia e si chiuse dentro, scuotendo il capo, il viso affondato fra i palmi. Non capiva come quella frase avesse potuto sgusciargli dalla bocca, così, come lanciando in aria un’altra moneta.
Fortuna che gli era andata bene una seconda volta, altrimenti si sarebbe maledetto da solo, prima che lo facesse qualcun altro.
Si lasciò ricadere sul letto con un tonfo e incrociò le gambe, gli occhi fissi al soffitto.
Forse era stato per quella strana sensazione che gli trasmettevano i colori e gli odori del bosco, o forse per la curiosità di parlarci più a lungo, da solo, per scoprire qualche dettaglio di quell’umanità, forse stregata, che gli viveva accanto.
Era stato bello prenderla per mano, tenerla un poco nella sua, nel rientrare. Quel calore non aveva bruciato, non aveva trasmesso fuoco e desiderio. Si era semplicemente lasciato trascinare dalla parte di sé che gridava vendetta o pace.
Solo un giorno o due alla resa dei conti, alla fine della settimana di prova, poi avrebbe tirato le somme, da solo e con i suoi.
Se Selene era una strega, sarebbe stata allontanata dalle loro vite. Come? Se si fosse invece rivelata la prescelta, sarebbe stata di uno di loro. Chi?

La Dea dell’amore e dei desideri salverebbe la progenie del Demonio, se si arrendesse a un potere più grande di lui? La risposta è qui.
Che la Dea benedica questa scelta