E mansueti sulla riva intanto vanno errando del Xanto i suoi leoni...
Grande Madre degli dèi dell'antica Frigia, protettrice di tutte le cose, Cibele passò dall'Asia Minore alla Grecia, dove venne identificata con Rea. I suoi sacerdoti erano chiamati Coribanti (Frigia), Cureti (Creta) e Dattili Ideai (Troade). Ad Atene le fu consacrato un tempio, divenuto poi magnifico grazie alle statue di Fidia.
Il culto di questa dea passò in seguito ai Romani, più o meno al tempo di Annibale; fu innalzato per lei un tempio sul Palatino, e in suo onore avvenivano i Ludi Megalenses. Era raffigurata su un carro trainato da leoni, come una donna maestosa, oppure seduta su un trono con una corona di torri. A lei erano sacri leone, quercia, bosso e pino.
Vi lascio a un passo del "Prometeo" di Monti (III, 87-100):
Come passar dinanzi i Giapetìdi
Alla sacra di pini ombrosa selva,
Udir per entro a quella alto di timpani
E di bossi e di cembali uno strepito,
E tal di danze e canti e di grand'ululi
Una fervida furia, ed un percotere
Di lance e scudi, che ne trema il monte,
E ne rimbomba lungamente il lido;
Chè beata nel mezzo a quel trambusto
Siede in trono Cibele, e in cor ne gode,
E mansueti sulla riva intanto
Vanno errando del Xanto i suoi leoni
Di nèttare pasciuti, e le forbite
Giubbe d'ambrosia rugiadosi e molli.